Educazione sessuale-affettiva a scuola

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Emergono alcuni dati interessanti da recente ricerca di Save the Children (scaricabile qui https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/educazione-affettiva-e-sessuale-in-adolescenza-a-che-punto-siamo). Attualmente, meno della metà degli adolescenti ha ricevuto un’educazione sessuale a scuola, mentre il 91% dei genitori ritiene utile introdurla come materia obbligatoria. M

La principale fonte di informazione per i giovani su sessualità e affettività è il web. Questi dati emergono dalla ricerca “L’educazione affettiva e sessuale in adolescenza: a che punto siamo?”, che ha portato alla campagna “Facciamolo in classe”, promossa dal Movimento Giovani di Save the Children che intende rendere obbligatori questi percorsi scolastici.

Dalla ricerca risulta che solo il 47% degli adolescenti ha avuto educazione sessuale a scuola, con un dato inferiore al Sud (37%). Le lezioni sono state spesso sporadiche: il 44% ha avuto solo qualche settimana di formazione, il 32% una sola giornata. Tuttavia, l’82% di chi ha partecipato le ha trovate utili. Il 66% degli adolescenti ha avuto esperienze sessuali, principalmente per curiosità (55%), intimità o percezione del momento giusto.

Preoccupa il 16% che lo ha fatto per paura di essere diverso e il 10% per pressioni del partner. L’educazione sessuale è fondamentale per promuovere relazioni sane, prevenire comportamenti a rischio, discriminazioni e violenze. Serve una legge che renda questi percorsi obbligatori, in linea con le linee guida UNESCO.

Il dialogo con i genitori sembra migliorato: il 68% dei giovani ha ricevuto educazione sessuale in famiglia, e il 75% dei genitori si sente a proprio agio a parlarne. Il 92% dei genitori ritiene necessaria una formazione per affrontare meglio questi temi con i figli. Il web rimane la principale fonte di informazioni: il 47% degli adolescenti cerca online informazioni sulle pratiche sessuali, il 57% cerca informazioni sulle infezioni sessualmente trasmissibili. Il 22% utilizza video pornografici per informarsi, e quasi un quarto crede che la pornografia rappresenti il sesso in modo realistico.

L’accesso per i giovani ai servizi sanitari è limitato: l’82% non ha mai fatto un test HIV e solo il 12% è stato in un consultorio. Le principali barriere per avvicinarsi ai servizi pubblici sono vergogna, difficoltà a recarsi da soli e assenza di strutture nelle vicinanze. Negli anni ’90, l’educazione sessuale nelle scuole stava diventando una prassi, ma oggi è diventata una questione ideologica, bloccata dal dibattito sulla cosiddetta “teoria del gender”.

Mentre in Europa è parte dei programmi scolastici, in Italia si teme un presunto indottrinamento, lasciando i giovani a cercare risposte nel web e nella pornografia. A febbraio 2025, una proposta di legge per introdurre l’educazione sentimentale nelle scuole ha superato le 50.000 firme, necessarie per l’esame parlamentare.

Tuttavia, il governo continua a ignorare il tema, nonostante le raccomandazioni di OMS e UNESCO (e nonostante gli ultimi due femminicidi di Sara e Ilaria).

Assunta Viteritti

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