Le notizie non hanno ali… ma Papirio…

Tanti sono i proverbi popolari nostrani, che dicono di come una notizia tenuta segreta finisca per essere divulgata rapidamente: ‘Un fari cos’ allu munnu ch’ ‘un si sa!; ‘I ricchiali su’ sepali! ecc. ecc.

Un’anziana venuta a conoscenza d’un qualcosa da tenere segreta la diceva all’amica, con la premessa e l’impegno che fosse mantenuta segreta: – T’ ‘u dicu sutt’ ‘u sigìll’ ‘e da cumpessiona! -. Ognuna che ne sentiva la propagava sempre sotto il suggello, che era insito nella Confessione.

Gli uomini dicevano che svelata una qualcosa a una donna sarebbe stata divulgata, malgrado tutte le raccomandazioni. – Perché – dicevano – le donne non sanno mantenere un segreto! -.

Si può pensare che questo si verificasse e si verifichi presso di noi soltanto, ma la Storia, come sempre, ci illumina.

Nei primi tempi della Repubblica, i Romani conducevano i figli con la toga pretesta (era una veste lunga, bianca, listata attorno con una striscia rossa. L’indossavano i figli dei senatori e dei patrizi romani, appena raggiunti i 5 anni di età. I maschi la smettevano al 18° anno, quando si raggiungeva la maggiore età, per indossare la toga virile, perché si fossero assuefatti, per tempo, alla gravità senatoriale e alla pratica negli affari pubblici.

Un ragazzo di nome Papirio (narrano Macrobio e Aulio Gellio) vi fu condotto dal padre. Quanto si discuteva si raccomandava che si fosse mantenuto segreto.

La madre del giovane, desiderosa di sapere quanto il figlio avesse sentito e appreso in Senato, gliene chiese. La risposta fu che non poteva rivelarlo. Lei, però, divenne sempre più smaniosa di sapere quel segreto. Il figlio così assillato dalla madre pensò, di inventarsi una bugia. Le disse che la discussione verteva su una legge, per decidere se fosse più vantaggioso per la Repubblica che un marito avesse due mogli o una moglie avesse due mariti.

Il giovane raccomandò segretezza sotto giuramento, ma la madre, presa da frenesia, e per scongiurare quella legge, ne mise a parte qualche vicina. Bastò poco e la notizia divenne di dominio pubblico.

Il giorno successivo le donne invasero le piazze in lacrime. Andarono incontro ai Senatori, per scongiurare l’iniqua legge. Li scongiuravano di non votarla, senza aggiungere dell’altro.

I Senatori si riunirono in assemblea. Fuori si sentiva sempre più un gran vociare. Loro ignorandone la ragione erano turbati e temevano che potesse accadere qualcosa di terribile contro la Repubblica.

Papirio, vedendo tutto questo, raccontò quanto gli era successo con la madre. I Senatori presero animo e lodarono il giovane, per avere mantenuto la segretezza sulla discussione, alla quale aveva assistito. Decretarono, però, che non si potessero portare i figli di quella età in Senato. Fu fatta eccezione per Papirio, al quale diedero il cognome di Pretestato, ossia degno della toga pretesta.

Giuseppe Abbruzzo

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