Falsificazione immagini con l’Intelligenza Artificiale

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Chi di noi non ha postato almeno una volta una foto di gruppo su un canale sociale, senza chiedere il permesso a tutti i soggetti rappresentati? Nella vita digitale è facile farsi prendere dall’entusiasmo, dalla vanità, dalla venalità, dalla stupidità… Bene, in una simile occasione abbiamo commesso un reato.

Infatti, chi pubblica sui canali social foto di terzi senza averne l’autorizzazione, compie un reato punibile anche con il carcere. Condividere contenuti, come fotografie e video di persone che non hanno dato il loro consenso, è un reato, a meno che la pubblicazione sia per uso giornalistico, nella foto non ci siano dei minori e non fornisca informazioni che possano ledere il trattamento dei dati sensibili di quella persona.

Serve sempre l’autorizzazione del soggetto per pubblicare una foto sui canali social e la legge sulla privacy punisce con la reclusione chi esegue un illecito trattamento di dati personali tramite internet. Se la pubblicazione illecita dell’immagine o del video offende la reputazione di chi vi è ritratto si dovrà rispondere di un reato di diffamazione, e poi le immagini hanno natura intima, si commette il reato più grave di stalking e non serve che la pubblicazione arrechi danno alla vittima, basta solo che provochi semplicemente fastidio o turbamento, per la configurazione netta del reato. I social sono un terreno terribilmente fertile per questo tipo di reati, complice anche l’assenza di cultura a riguardo.

Non si può pubblicare una immagine che mostra il volto di un/una minore, visibile da un pubblico indistinto e non controllabile, senza l’autorizzazione dei genitori. La responsabilità ricade sempre sull’utente che pubblica la foto, poiché solo a questi spetta l’obbligo di ottenere il consenso prima di pubblicare on line una fotografia o un video che lo riguardi.

La violazione digitale delle immagini personali riguarda l’uso non autorizzato, la diffusione e la manipolazione (tramite software o IA) o la condivisione di immagini private di una persona attraverso mezzi digitali. Un fenomeno che può assumere diverse forme, come il furto di immagini, quando le immagini vengono rubate da account social e usate senza il consenso o quando le foto private vengono condivise senza il permesso della persona ritratta. Un reato nuovo e grave è il deepfake, la manipolazione con l’uso dell’intelligenza artificiale per alterare foto o video e creare contenuti falsi e potenzialmente dannosi.

Le conseguenze e rischi sono rilevanti, tra questi i danni alla reputazione, l’impatto psicologico e anche ripercussioni legali. Consigli per i più giovani? Evitate di condividere immagini sensibili sulle piattaforme, monitorate i vostri profili e le vostre immagini sulla rete.  Ma come proteggere i minori? Certo con normative severe e chiare per impedire l’uso improprio dell’AI sui minori, con strumenti di riconoscimento per individuare contenuti manipolati e segnalarli, ma soprattutto con la consapevolezza e l’educazione, insegnando ai genitori e ai minori l’importanza della sicurezza digitale. L’AI può essere utile, ma quando si tratta di minori bisogna agire con estrema cautela.

Bisogna parlarne a scuola, parlarne tanto. Le conseguenze sono gravi e possono compromettere la vita delle vittime e degli autori del reato. I reati digitali, con la manomissione delle foto di minori con l’IA, sono reati gravi, ancor più se sono commessi da minori, privi di cultura digitale, deboli eticamente e confusi socialmente. Scuola e famiglia sono i luoghi di socializzazione primaria che dovrebbero contribuire a mitigare questi danni. L’educazione digitale è una delle frontiere della vita sociale per i giovani dentro e fuori la scuola. 

Assunta Viteritti

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