I marchesini Eufemio vivono fra noi!
In questo nostro beneamato Paese vivono figli di papà e figli di nessuno. I primi sono geni nati, perché figli di papà, gli altri devono stentare ad accreditarsi come mediocri, non sia mai detto che gettino ombra sui primi!
Ci ritorna sempre a mente lo Studio sugli asini del Padula!
Ora, dando per assodato, quanto suddetto i “geni nati” non devono affaticarsi nello studio, come i secondi, perché loro sono geni per nascita! Loro sono riservati posti importanti e dalle pingue prebende. I meriti? Ne hanno solo uno: sono figli di papà.
La cosa curiosa è che si continua a dire da autorevoli politici che deve premiarsi la meritocrazia. Cosa s’intende nei fatti è inutile ripeterlo.
Qualcuno potrebbe chiedere: – È uno dei tanti “vizietti” moderni? -. Nient’affatto è atavico!
Viveva a Roma, nel sec. XIX, il poeta dialettale Giuseppe Gioacchino Belli, che scrisse moltissimi versi. Egli ha presente la supremazia della nobiltà e del clero ed è noto, fra l’altro, per una espressione, messa in bocca al Marchese del Grillo, ma che è stata estrapolata da un suo sonetto: Io sono io e voi non siete un c…!
Cosa e chi, il suddetto, avesse presente, il 22 luglio 1845, nel comporre il sonetto che si riporterà, non lo sappiamo. Certamente avrà voluto evidenziare come, al suo tempo, fosse appannaggio della nobiltà quel “genio italico” evidenziato in apertura.
Il Belli, per detta sottolineatura, scrisse quest’unico sonetto in lingua italiana:
Il saggio del marchesino Eufemio.
A di trenta settembre il marchesino,
d’alto ingegno perché d’ alto lignaggio,
dié nel castello avito il suo gran saggio
di toscan, di francese e di latino.
Ritto all’ ombra feudal d’un baldacchino,
con ferma voce e signoril coraggio,
senza libri provò che paggio e maggio
scrivonsi con due g come cugino.
Quinci, passando al gallico idioma,
fe’ noto che jambon vuol dir prosciutto,
e Rome è una città simile a Roma.
E finalmente il marchesino Eufemio,
latinizzando esercito distrutto,
disse exercitus lardi, ed ebbe il premio.
I versi furono dati nel 1852 al Regli per la sua strenna edita in Torino.
Il sonetto può essere commentato da ognuno.
Chi poteva contrastare, nell’esame, un marchesino? Chi può contrastare ad ogni prova un figlio di papà?
W la meritocrazia!
Come sarebbe bello se fosse vero avere il rispetto di quest’ultima, ma continuano a vivere i marchesini Eufemio!
Giuseppe Abbruzzo