Ritirati sociali

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Una recente ricerca del Centro Nazionale delle Ricerche (del gennaio 2025) segnala i fattori determinanti per il fenomeno “hikikomori”. Sembra crescere il numero di adolescenti che non incontrano più i loro amici nel mondo extrascolastico. Le cifre sono raddoppiate dopo la pandemia da Covid-19. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports e mostra che l’aumento dell’isolamento sociale in Italia costituisce un problema, già cronicizzato e correlato all’interazione di fattori relazionali e psicologici.

La ricerca condotta dal gruppo multidisciplinare di ricerca “Mutamenti sociali, valutazione e metodi” dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma ha indagato, attraverso un approccio di ricerca di tipo sociopsicologico, i fattori scatenanti di tra gli adolescenti.

La ricerca, che è stata pubblicata sulla rivista Scientific Reports del gruppo Nature, è basata sui dati di due indagini condotte nel 2019 e nel 2022 su studenti di scuole pubbliche secondarie di secondo grado su campioni rappresentativi a livello nazionale composti rispettivamente da 3.273 e 4.288 adolescenti con un’età compresa tra 14 e 19 anni. Sono stati identificati tre profili di adolescenti: le “farfalle sociali”, “gli amico-centrici” e i “lupi solitari”.

Proprio all’interno di quest’ultimo profilo, è stato individuato un sottogruppo composto da adolescenti che non incontrano più i loro amici nel mondo extrascolastico, il cui numero è quasi raddoppiato dopo la pandemia, passando dal 5,6% del 2019 al 9,7% del 2022. Si tratta dei cosiddetti ritirati sociali. Nello studio si è visto in particolare che l’iperconnessione, ossia la sovraesposizione ai social media, ha un ruolo primario in questo processo corrosivo dell’interazione e dell’identità adolescenziale e successivamente del benessere psicologico individuale.

Lo studio mostra che non solo dal 2019 al 2022 sono aumentati i giovani che si limitano alla sola frequentazione della scuola nella loro vita, ma anche nel mondo adolescenziale è significativamente diminuita l’abitudine a trascorrere il tempo libero faccia a faccia con gli amici. Sebbene leggermente più diffuso tra le ragazze, il fenomeno riguarda entrambi i sessi e non presenta differenze regionali, relative alla tipologia scolastica frequentata o al background socioculturale ed economico familiare, come invece si è supposto in passato.

Cosa accomuna questi giovani? La scarsa qualità delle relazioni sociali (con i genitori, in particolare con la madre), la bassa fiducia relazionale (verso familiari e insegnanti), la vittimizzazione da cyberbullismo e bullismo, l’iperconnessione da social media, la scarsa partecipazione alla pratica sportiva extrascolastica e l’insoddisfazione per il proprio corpo. Questi fattori, inoltre alimentati dall’influenza pervasiva delle pressioni sociali a conformarsi a standard estetici tossici, erodono l’autostima favorendo un senso di inadeguatezza nelle interazioni sociali con i coetanei.

Il fenomeno è assimilabile a quello degli “hikikomori” del Giappone, tradotto per noi come “ritirati sociali”. Lo studio fornisce risultati utili alla comprensione della natura del problema, evidenzia l’urgenza di interventi educativi e formativi da rivolgere a genitori e docenti scolastici, nonché di sostegno per i giovani, ovvero un supporto specifico verso gli adolescenti che versano nelle condizioni più critiche. Scuola e famiglia sono pronti e consapevoli di queste sfide?

Assunta Viteritti

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