A proposito del Giorno della memoria. Non tutti sanno…
Il 27 gennaio si celebra il giorno della memoria. Giornata internazionale per ricordare la liberazione, ad opera delle truppe sovietiche dell’Armata Rossa, degli internati nel campo di concentramento di Auschwitz avvenuta il 27 gennaio 1945 e per ricordare inoltre, alle generazioni future, quello che la shoah rappresentò.
In Italia, il giorno della memoria, fu istituito con la promulgazione della Legge 20 luglio 2000 n. 211; “Istituzione del Giorno della Memoria in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti” e celebrato dagli stati membri dell’ONU in seguito alla risoluzione 60/7 del 1° novembre 2005.
Per l’occasione, l’associazione “RAGGIO di SOLE” – Associazione Genitori con Figli Disabili – vuole ricordare a quanti non ne siano a conoscenza che il genocidio nazista cominciò proprio dai disabili.
Furono i disabili, difatti, le prime vittime e cavie designate di tutte le tecniche di annientamento, sterilizzazione e eutanasia sviluppate poi nella Shoah.
Le prime prove documentali degli orrori nazisti riguardarono la persecuzione e i campi di uccisione dei disabili, anticamera dell’universo dei campi di concentramento.
La presa di potere da parte dei nazisti, il 30 gennaio 1933, pose le condizioni per una politica di epurazione e soppressione a difesa della razza.
Difesa della razza che non è un parto della sola filosofia tedesca, ma affonda le sue radici nel dibattito sulle teorie dell’ereditarietà e sull’evoluzione della specie che animò tutto il diciannovesimo secolo e i primi anni del ventesimo, con importanti contributi che vennero soprattutto dalla scuola americana di Princeton e da una attualizzazione delle teorie lombrosiane.
Al Lombroso, sociologo italiano, si deve infatti una prima classificazione degli esseri inferiori mutuata poi dal nazismo.
Lo sterminio dei disabili non fu solo la parte scura e misconosciuta dell’olocausto. L’eliminazione sistematica di più di settantamila persone con disabilità da parte del Terzo Reich fu la fase iniziale della Shoah, una sorta di macabra prova generale di quello che sarebbe poi accaduto ad ebrei, zingari e omosessuali.
Il 14 luglio 1933, a pochi mesi dalla presa del potere, Hitler emanò la famosa legge sulla sterilizzazione, che entrò in vigore, per motivi eminentemente politici, solo il 1 gennaio del 1934.
Il 14 luglio, il Reich, aveva firmato un accordo economico con il Vaticano e la promulgazione della legge sulla sterilizzazione avrebbe potuto, pertanto, incrinare i rapporti con la Santa Sede.
L’attuazione della campagna contro le persone con disabilità si avvalse anche di una serie di regolamenti emanati su base regionale cui fece seguito, il 18 ottobre 1935, la legge sulla salute coniugale che impediva i matrimoni e la procreazione tra persone con disabilità, favorendo, previo consenso della donna, una serie di pratiche abortive per quei soggetti affetti dalle seguenti patologie:
– Frenastenia congenita;
– Schizofrenia;
– Folie circulaire;
– Epilessia ereditaria;
– Ballo di San Vito ereditario;
– Cecità ereditaria;
– Grave deformità fisica ereditaria;
– Alcolismo grave (su base discrezionale).
A capo di tutta l’operazione, articolata in base a denunce di ospedali e case di cura, fu posto, su espressa menzione del Fuhrer, il medico generale del Reich Gherard Wagner, sostituito, negli ultimi mesi del 1938 dal suo vice Leonardo Conti, nato in Svizzera a Lugano da madre tedesca e padre italiano (Silvio Conti funzionario postale), patologo e convinto assertore della superiorità della razza.
Il primo passo, fu l’assassinio dei bambini con disabilità. Nel 1938 Hitler prese a pretesto il caso del neonato di una famiglia di nome Knauer per attivare il progettato programma di eutanasia.
A quanto pare il figlio (o la figlia il sesso non è noto) dei Knauer era nato con gravi disabilità (secondo il nuovo lessico introdotto dall’art. 4 del Decreto Legislativo 3/5/2024 n. 62 «con necessità di sostegno elevato o molto elevato»). Le testimonianze sembrano concordare sul fatto che fosse cieco e che i medici avessero formulato nei suoi confronti la diagnosi di idiotismo, il/la neonato/a soffriva inoltre di convulsioni.
Tuttavia, non tutti gli osservatori rilevarono la sua cecità e per quanto riguarda la diagnosi di idiotismo non furono offerti argomenti sufficientemente precisi.
La cancelleria del Fuhrer, diretta da Philipp Bouhler, che preparava le informazioni per il Fuihrer decise di intervenire nel caso Knauer.
Hitler ordinò a Karl Branda, suo medico di scorta, di visitare il neonato dei Knauer, di consultarsi con i medici di Lipsia e di uccidere il bambino nel caso in cui la diagnosi avesse ratificato le condizioni fisiche e psichiche descritte nella supplica fattagli pervenire dalla cancelleria.
A Lipsia Branda si consultò con i medici curanti, confermò la diagnosi e autorizzò l’eutanasia e il bambino fu ucciso.
Il direttore della Clinica infantile dell’Università di Lipsia, WernerCatel, che ricoverò il neonato, affermò, subito dopo l’uccisione, che il padre gli chiese di sopprimere il bambino, richiesta, cui aveva opposto un netto rifiuto trattandosi, tra l’altro, di un atto punito dalla legge.
Dopo l’uccisione del neonato dei Knauer, Hitler, autorizzò Brandt e Bouhler a istituire un programma di soppressione dei bambini con menomazioni fisiche o mentali e nominò Brandt e Bouhler suoi plenipotenziari per questo programma di sterminio.
Hitler, che non voleva rischiare di generare un’ondata di disapprovazione nei riguardi del partito prima di essersi accertato di avere l’opinione pubblica dalla sua parte, tenne il programma in gran segreto e ne affidò la direzione all’ufficio di cancelleria.
Come aveva anticipato a Gherard Wagner in una precedente conversazione privata, con l’inizio della guerra Hitler iniziò l’operazione di eutanasia delle persone adulte con disabilità. Nell’ottobre del 1939 convocò una riunione informale alla presenza di Hans Henrich Lammers, ministro della cancelleria, Leonardo Conti, subentrato a Wagner come medico generale del Reich e Martin Bormann, segretario particolare e vera e propria “anima nera” del Fuhrer per illustrare scopi e modalità del progetto.
Dopo la campagna di sterilizzazione iniziò l’eliminazione delle persone adulte con disabilità, istituzionalizzati e non, che mirava, nella deriva ideologica del nazismo, a cancellare il passato. “Quelle delle persone con disabilità – ebbe a dire Hitler nella riunione preparatoria – erano vite indegne di essere vissute.
L’avvio dello sterminio delle persone adulte con disabilità, nel 1939, coincise con un rafforzamento del potere nazista e Hitler l’attuò, pur con tecniche di assoluta segretezza e dissimulazione, perché convintodell’assoluta impunità e della comprovata capacità di manovrare il consenso ad ogni livello.
Quando questa consapevolezza venne meno, nella prima metà del 1941, il Fuhrer fu costretto a cambiare repentinamente il programma, ma non nella sostanza e nelle modalità di esecuzione, e diede avvio a quello che verrà universalmente chiamato “Progetto Action T4”, o più semplicemente “ Progetto T4”.
A Berlino, al centro di un elegante quartiere residenziale di Charlottenburg, venne espropriato un villino di proprietà di un ebreo, al civico numero 4 di Tiergartenstrasse. E da questa via e da questo numero civico che si diede il nome in codice al progetto T4.
I pazienti ebrei del Nord e della provincia di Berlino furono riuniti nel campo di raccolta di Buck, braccio operativo dell’ufficio trasporti del T4, e con autobus, i famigerati grigi del Gekrat, prelevati e condotti, con carichi di circa duecento persone alla volta, al campo di uccisione di Brandeburgo. La sorte che li attendeva è ben nota.
Dopo aver approntato la macchina organizzativa bisognava passare alla fase attuativa ed approntare i centri di uccisione.
Il primo centro di uccisione fu approntato tra il dicembre del 1939 e il gennaio del 1940 in un ex istituto carcerario situato presso Brandeburgo sull’Haven.
Il sito, un castello isolato, fu scelto per la vicinanza a Berlino e per essere facilmente dissimulabile rispetto alle eventuali proteste dell’opinione pubblica.
Alla prova generale di cassazione, avvenuta dopo aver approntato una stanza apposita che poteva contenere 70 soggetti, assistettero tutti i vertici del T4, tra cui lo stesso Brack, Boulher, Conti e Linden.
Subito dopo il campo di Brandeburgo furono istituiti, in rapida successione, altri 5 campi di uccisione che coprivano tutti il territorio del Reich germanico: Grafeneck, Hartheim, Sonnenstein, Bernburg e Hadamar.
Quando il programma di uccisione arrivò a pieno regime, nelle camere a gas, al posto dei 70 soggetti iniziali, venivano accatastate più di 300 o 400 persone alla volta.
Quando, il 24 agosto 1941, pressato dall’opinione pubblica interna, Hitler ordinò la temporanea sospensione delle esecuzioni, si calcolò che il progetto T4 avesse fatto più di 70.000 vittime.
Gli storici di Norimberga accertarono come questa cifra fosse eccessivamente inferiore ai dati reali visto che, guardando alle prove documentali, il calcolo si riferiva soprattutto ai decessi avvenuti nei campi di uccisione senza contare le innumerevoli morti causate con iniezione letali, prima e dopo le uccisioni di massa.
Nel caso dei pazienti ebrei, le pressioni di parenti, magistratura, ospedali e associazioni, per avere notizie sulla sorte delle persone con disabilità loro appartenenti, furono più incisive rispetto a quelle esercitate dalle famiglie tedesche. Questo perché gli ospedali di provenienza, con il trasferimento delle persone con disabilità ebrei ad altra sede o con la loro dipartita, vedevano congelati i cespiti loro dovuti per l’assistenza.
Fu allora che i vertici del T4 architettarono quella che può definirsi “la maxi truffa di Cholm o Chelm che dir si voglia, visto che nelle prove documentali questa struttura fantasma viene nominata in tutti e due i modi.
Quando i parenti di pazienti ebrei o chi per loro, dopo il trasferimento, chiedevano notizie dei propri congiunti ricoverati, la direzione degli ospedali di provenienza si limitava a dire che i soggetti erano stati trasferiti nell’unità di Chelm, vicino Lublino, in Polonia, con tanto di indirizzo e di casella postale.
I cespiti dovuti quindi, dovevano essere versati a questa struttura. Va da sé che Chelm altro non era se non una casella postale fittizia. Un corriere addetto all’operazione, provvedeva ad imbucare le lettere di risposta presso Lublino, recapitando poi i cespiti alle casse del T4, già rimpinguate da effetti personali e denti d’oro prelevati ai cadaveri.
Dopo due o tre mesi dal trasferimento, la direzione di Cholm, comunicava ai parenti l’avvenuto decesso del congiunto. In caso di obiezioni, era intimato di rivolgersi al governo centrale.
Dopo anni in Austria si è celebrato l’ultimo processo contro il dottor Henrich Gross, psichiatra di Vienna, accusato di aver effettuato oltre 300 esperimenti usando bambini con disabilità come cavie umane.
Nell’ambito del processo di Norimberga Viktor Brack affermò sotto giuramento che nessuna persona con disabilità ebreo fosse stato internato nei campi di uccisione nell’attuazione del piano di eutanasia delle persone con disabilità. Dello stesso tenore furono le testimonianze di Karl Brandt e dei medici che avevano operativamente partecipato al T4.
Con l’estendersi dei fronti di guerra lo sterminio delle persone con disabilità non risparmiò i paesi occupati e, con strascichi drammatici anche l’Italia, come testimonia la deportazione delle persone con disabilità ebrei internati negli ospedali psichiatrici di S. Servolo e S. Clemente di Venezia, deportati ad Auschwitz-Birkenau.
In Italia, un’apposita commissione ha provato a quantificare i risarcimenti dovuti alle vittime dell’olocausto, tra cui rientrano a pieno titolo le persone con disabilità che patirono le persecuzioni.
Il risarcimento, per le persone con disabilità, per quanto simbolico, serve a dare dignità a tutte quelle “Persone” che gli artefici della Shoah avevano preteso di cancellare con un “Più” o con un “Meno”.
A cura dell’Associazione Raggio di Sole