Il disonore della memoria

Bata - Via Roma - Acri

Scrivo per conto di mio papà e di quanti hanno lavorato con lui, era l’ENEL, è per onorarne la memoria del lavoro, dell’impegno, della dedizione, è per chiedere a tutti loro, Calipari, Mezzotero, Rocco, Rachieli, Longo, Caligiuri, Donato e ne dimenticherò troppi:

devo chiedervi scusa.

“Acri non deve mai rimanere senza luce”, papà mi diceva così e ogni volta che succedeva, e non succedeva spesso, e il telefono di casa impazziva al suono “pronto, ENEL? Siamo senza luce!”, lui e tutti gli altri si adoperavano perché, notte tempo, fosse ripristinata la corrente perché era un patto d’onore, perché era un dovere dell’onere.

Acri oggi è al buio.

“Erano altri tempi”, è l’alibi perfetto dietro al quale si nasconde l’incapacità amministrativa, questa o quella, che non sa dire del presente, non sa predire il futuro ma sa raccontare il passato, chiuse le nostre migliori traduzioni, l’ Ospedale, gli uffici, le scuole, ha chiuso l’ENEL, per mentirne le ragioni:

“no, non è colpa mia, erano altri tempi”.

Ditemi, allora, qual’è la vostra responsabilità e anche e, soprattutto, qual’è il vostro merito?

Il lavoro dei nostri genitori e la speranza dei nostri figli è stata svenduto per trenta denari, è il prezzo di una poltrona, di uno scranno, di una fascia tricolore per dirsi rappresentanti della volontà popolare ma chi è che VUOLE restare senza un ospedale, senza una scuola, senza acqua, chi è che VUOLE restare al buio?

Chiedete scusa a mio papà, a Longo, a Mezzotero, a Calipari, a Caligiuri, a Donato, a Rocco, a Rachieli, oppure, dimettetevi perché voi ne disonorate la memoria.

Angelo Bianco

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