La scarpa della Befana
Fino a una certa età la fantasia dei ragazzi non ha limiti.
Chi, fra i maestri delle elementari si è interessato e ha seguito questo “fenomeno” ne è rimasto colpito. Qualcuno si è servito di quelle invenzioni o se si vuole dall’interpretazione dei fatti e della realtà vista con la mente ricca d’una fantasia sbrigliata e ha dato alle stampe autentici capolavori.
Rientravamo dalle vacanze natalizie e davanti alla scuola sentivo un vociare animato.
Appena mi videro, i miei alunni mi si fecero attorno e dissero, in coro: – Dobbiamo dirvi una cosa importante -.
Entrammo in classe. Ognuno cercava di dirmi la “cosa importante”. L’accavallarsi delle voci non dava la possibilità di capire cosa li aveva colpiti tanto.
Va detto che in quella classe c’era, fra gli altri un ragazzo che non s’mpegnava tanto nell’apprendimento, ma era dotato d’una certa fantasia. I compagni, come avviene, a volte erano, a mia insaputa, non certo magnanimi nei suoi confronti.
Forse per una rivalsa, dato che ognuno raccontava di quanto aveva portato loro la Befana, il ragazzo suddetto, al quale diamo il nome inventato di Vincenzo, raccontò una storia fantastica ai compagni, che così riferirono: – Voi parlate dei doni, ma io non solo ho avuto i doni… ho visto la Befana -.
Ognuno gli diede del bugiardo e lui, continuando nel racconto, disse che, mentre la Befana, dopo avergli recapitati i doni, se ne saliva su per il camino – bisogna precisare che all’epoca i camini erano in ogni casa – ma, impedita dal sacco, ancora pieno di doni, faceva fatica nella risalita -. Allora ho cercato di acchiapparla e prendermi il sacco con tutti i doni. Ma, come potevo acchiapparla? M’è capitata una sua scarpa fra le mani e gliel’ho strappata dal piede! -.
I compagni gridarono in coro: – È un bugiardo!… È un bugiardo!… -.
Vincenzo, per uscire da quel vicolo cieco nel quale si era impelagato, disse: – E va bene… Domani vi porto la scarpa -.
La classe si calmò, avrebbe aspettato l’indomani, per poter, finalmente, vedere la scarpa della Befana, e capire se la storia raccontata fosse stata vera o inventata.
L’indomani, come è immaginabile, Vincenzo non portò la scarpa.
Il coro di bugiardo echeggiò da tutte le parti. Arrivati in classe, il delegato dalla classe mi disse: – Avete visto?… Dicevate che non era un bugiardo!… Invece è un bugiardo… Non ha portato la scarpa… Dice che non l’ha più trovata, ma non è vero -.
– La scarpa disse un altro non è mai esistita!… -.
Il povero Vincenzo non sapeva come uscire da quel vicolo cieco, nel quale si era infilato e mi guardava con occhio pietoso, come a chiedere aiuto. Così dissi: – Vincenzo ha ragione… -.
Silenzio!
– Ha ragione… Non poteva trovarla la scarpa, perché la Befana era ritornata a casa di Vincenzo e se l’era ripresa, mentre lui dormiva… –
Vincenzo emise un sospiro di sollievo e mi guardò, con occhio pietoso, come a dirmi: – Grazie d’avermi salvato! -.
A tanti sembrerà una storia irreale, ma è vera.
In alcuni casi il maestro deve ritornare bambino ed entrare nelle menti fantastiche dei propri alunni.
Ai tempi attuali, chissà se i ragazzi hanno, ancora, quella fantasia sbrigliata che li fa vagare in un mondo tutto loro, come quello di una ragazzina di “Prima elementare”, che scriveva su un giornalino di classe, di un viaggio fantastico dove il treno sul quale viaggiava – quel treno non l’aveva mai visto se non nelle immagini su libri e giornali -, ad un tratto, si era alzato in volo.
Vorrei verificare, curioso come continuo a essere, se ancora i ragazzi fantasticano e cosa “sognano”.
Giuseppe Abbruzzo