La Befana non vien più né di giorno né di notte

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In tempi recenti, questa figura, lungamente attesa dai più piccoli, fatica ad appalesarsi e, quando lo fa , reca con sé solo il tradizionale sacco con cenere e carbone. Neanche nella presente stagione, dunque, sembra esserci spazio per concessioni, meno che mai elargizioni.

Un po’ per le ristrettezze imposte dalle congiunture, un po’ per una scarsa attenzione a chi più necessita, non sembra esserci spazio per nessuno. Eppure questa vecchia che se ne andava in giro a cavallo di una scopa premiando i buoni e punendo i cattivi, aveva un suo ruolo e persino una funzione educativa, specie nelle nostre realtà, dove, almeno in passato, la figura del vecchio Santa Claus, era meno presente.

Nei primi anni ‘70, età prescolare-prima elementare, avevamo identificato in un’anziana signora che abitava nel circondario colei che se ne andava in giro con la scopa la notte del sei gennaio.

Le fattezze erano praticamente identiche a come la Befana veniva raffigurata, aveva persino un nevo verrucoso sul mento, che contribuiva ad alimentare e dare credito alla nostra convinzione. La signora, furbescamente, carpita la nostra idea, non solo non fece nulla per smentirla ma, a tratti, la alimentava e ne approfittava per commissionarci ogni genere di imbasciate, che, ovviamente, facevamo a gara per espletare: “si no cinnara e carbuna!” sentenziava tra il profetico e il minaccioso.

Una mattina del 5 gennaio 1973 l’anziana signora passò a miglior vita improvvisamente. Inutile descrivere la nostra disperazione e lo stupore dei presenti alle esequie che non capivano il nostro piangere e lo correlavano unicamente alle doti umane di colei che era appena trapassata.

Se da viva era la signora ad approfittare della nostra buona fede, da morta lo fecero i nostri genitori, che, cogliendo al balzo il tristo evento, decretarono, causa volontà divina, la morte della Befana e, con essa, i regali tanto attesi la mattina del sei gennaio. Tutti a bocca asciutta da allora, tranne uno, di condizioni più agiate, per il quale la Befana aveva ricevuto una deroga speciale in virtù della quale i doni continuarono a piovere da suo camino fino alla veneranda età di 12 anni, quando cominciò a nutrire qualche vago sospetto.

Per gli altri, di colpo, la presa di coscienza di avere perso colei che portava i doni. Per qualche tempo ci vantavamo di averla conosciuta e accudita tra i sogghigni e le risate di qualche amico più grande e sgamato. Del resto i tempi erano tali per cui la crescita era sicuramente più graduale e l’ingenuità più dura a sparire. 

Massimo Conocchia

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