San Demetrio Corone, strumenti comunicativi al servizio dell’Arbëria e altre testimonianze nel convegno sul ricordo su don Giuseppe Faraco

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Il titolo abbastanza generico è riferito, soprattutto, all’impegno culturale di don Giuseppe Faraco, attraverso tre contesti comunicativi: la rivista “Zjarri / Il fuoco”, il Gruppo folkloristico “Zjarri” e la Radio Libera Skanderbeg.

Tre iniziative che sono nate dalle sue intuizioni e si sono sviluppate in virtù della sua dedizione. La rivista Zjarri ( Il fuoco), senz’altro, perché è risaputo il suo totale impegno a farla crescere, ma anche il Gruppo folkloristico e la Radio Skanderbeg che, sebbene abbiano avuto dei “navigatori” nei vari periodi, senza la sua determinazione non avrebbero “retto” agli inconvenienti che si presentavano, sistematicamente, nelle fasi organizzative.

Tre strumenti comunicativi, contrassegnati da lunghi percorsi, con tante iniziative culturali, che contribuivano a dare un senso e un valore all’ identità linguistica e culturale arbëreshe.

Percorsi tracciabili anche oggi, grazie ai testi: Zjarri, il Gruppo folklorisico, D. Guagliardi, Apollo Edizioni; Un curioso giocattolo (Radio Skanderbeg), G. De Cicco, Apollo Edizioni; tesi di Laurea sulla rivista Zjarri della prof.ssa Maria Paola Favano (UniCal), riportato in DVD dalla Fondazione Universitaria Francesco Solano – Presidente prof. Francesco Altimari.

La rivista Zjarri nasceva nel 1969 con il nome latino di ARDOR che tradotto in albanese diventava, a partire dal secondo numero, Zjarri (Il fuoco).

I primi due numeri si presentavano come “esperimenti”, sotto forma ciclostilata. Esperimenti, accolti bene dalla comunità sandemetrese, che incoraggiavano l’ideatore della rivista, don Giuseppe ad andare avanti. E così, nell’ottobre del ‘69 dal ciclostile si passava ad una rivista vera e propria, finalizzata a diffondere la cultura italo – albanese, facendosi promotrice di una serie di iniziative culturali ed editoriali per riscoprire e valorizzare il patrimonio folkloristico e musicale tradizionale.

Queste finalità davano vita alla nascita di altri settori comunicati: il Gruppo folkloristico Zjarri, che prendeva il suo nome dalla rivista stessa ed una radio locale comunitaria, che prendeva il nome dell’eroe nazionale albanese “Skanderbeg” (1977). Da tale radio nel 1980 nasceva e si sviluppava nel primo periodo il Festival della Canzone Arbëreshe (ideato dall’ avv. G. D’Amico) e poi nel 1984 la Sagra del Costume arbëresh in Vaccarizzo Albanese, grazie soprattutto all’accoglienza favorevole da parte del Sindaco pro-tempore prof. Francesco Perri della proposta di don Giuseppe Faraco.

Zoti è stato ideatore e realizzatore anche del Gruppo folkloristico Zjarri. Egli riusciva a coinvolgere i giovani senza differenze di genere e senza differenze sociali.

Le prime tracce dell’esistenza di un Gruppo folkloristico di nome Zjarri – scrive nel suo libro-testimonianza D. Guagliardi comparvero nel gennaio del 1970 in occasione delle Vallje organizzate a Civita, a seguito della costituzione del “Circolo Gennaro Placco”.

Radio Libera Skanderbeg, invece, incominciava a trasmettere a San Demetrio Corone, da via Redenzione, in modulazione di frequenza sui 103,800 MHZ, in un edificio di proprietà della Chiesa di rito greco – bizantino.

L’emittente alle 17.30 mandava in onda, quotidianamente, la “pagina arbëreshe”, su “input” di don Giusepe Faraco. Si trattava di una trasmissione che caratterizzava il palinsesto della radio.

Le notizie e i canti arbëreshë, che i collaboratori della radio trasmettevano, interessavano gli ascoltatori. Le filastrocche, i proverbi, le fiabe appassionavano. Oltre a “Zjarri”, i periodici di riferimento per le notizie da divulgare erano “Katundi Ynë”, “Lidhja arbëreshe”, “Zëri i arbëreshevet”…

L’utenza radiofonica, coinvolta dalle storie locali, partecipava anche con messaggi scritti o telefonate varie. Le opere e le poesie dei poeti e degli scrittori locali erano portati alla ribalta della comunicazione popolare. E poi … la satira, quella garbata e pungente del poeta satirico S. Braile; la poesia commovente; i proverbi, veri e propri insegnamenti di vita. Tra un intervento e l’altro le melodiose e significative canzoni arbëreshe tradizionali: Oj e bukura More, Kopile moj kopile, E lule lule, Ti vashuliqe, Skova sot ka dera jote, Lule çë ka Brasili, Më bën zëmra tik e tak … E poi, Fjala, la promessa e Si je ( Come sei) e tante altre canzoni originali arbëreshë …

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L’incontro culturale nel ricordo di Papàs Giuseppe Faraco, parroco di San Demetrio Corone, svoltosi domenica 3 gennaio, presso il “Cento culturale, G. De Rada”, organizzato dall’Associazione Zjarri – Papàs Giuseppe Faraco, con la collaborazione del Comune di San Demetrio Corone, della Fondazione Universitaria “Francesco Solano”, di Associazioni locali, è stato introdotto e coordinato da Pasquale De Marco, Presidente dell’Associazione Culturale “Zjarri- Papàs Giuseppe Faraco” e ha preso il via con i saluti istituzionali del Sindaco di San Demetrio Corone, Ernesto Madeo e del Consigliere delegato alla cultura, Emanuele D’Amico.

Subito dopo, spazio al cosiddetto “Pianeta giovane”, curato da Maria Francesca Solano, mediatrice culturale, che ha coordinato gli interventi sulle attività progettuali di Arianna Carolei, Alessia Ponte e Giuseppe Fusaro (Conservazione e valorizzazione della Cultura arbëreshe / Osservatorio di ricerca storica, e di recupero e toponimi urbani e rurali della Cultura arbëreshe) e in video-conferenza di Luca Sposato – Dottore in Lettere (Motivi folkloristici in una rapsodia albanese). Sono seguiti gli interventi del Papàs di San Demetrio Corone, Andrea Quartarolo (La lingua sacerdotale), del ricercatore UniCal Federico Baffa (Esperienze dalle ricerche sul campo nei giacimenti culturali d’ Arbëria) e di Gennaro De Cicco (Strumenti di comunicazione al sevizio dell’Arbëria).

A concludere i lavori il Docente Unical e Presidente della Fondazione Universitaria “Francesco Solano “, Francesco Altimari.

Nel corso dell’intenso pomeriggio culturale è stata proiettato il filmato realizzato da Franco Ponte, Adriana Ponte, Salvatore Baffa (Papàs Giuseppe Faraco: Scene di vita) ed è stato visionato la sequenza fotografica di Pino Cacozza e Pasquale De Marco (Una vita per l’Arbëria).

Gennaro De Cicco

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