Buon anno
Ogni anno siamo a riproporci i consueti auguri che, in definitiva, rappresentano una sintesi efficace tra la soddisfazione di essere arrivati in fondo all’anno e la necessità di riproporsi, tramite gli auguri, di fare di più e meglio.
E’ questo, in estrema sintesi, il significato del nostro rituale. In questa riproposizione, però, per il nuovo anno vorremmo infrangere il consueto bonismo di maniera e augurarci, per noi stessi, le nostre famiglie e più in generale l’umanità, un approccio diverso e migliore alla vita e alle sfide che quotidianamente essa pone. In quest’ottica, il recupero di una dimensione maggiormente empatica nelle relazioni interpersonali, riteniamo, sia un buon viatico per iniziare il nuovo anno nella maniera migliore.
L’empatica è lo spirito che tende a ricercare e far prevalere le affinità e gli interessi comuni rispetto ad altri elementi divisivi. Lo vediamo quotidianamente nel nostro lavoro: chi si rivolge al medico, non lo fa per coercizione, lo fa per scelta, perché individua in quella figura professionale la persona alla quale affidare i propri problemi, anche i propri segreti, i malanni non solo fisici che spesso si porta dietro.
Concepire il rapporto con chi ci sta di fronte in maniera paritetica, aprendosi alla disponibilità ad ascoltare, capire, farsi carico di problematiche apparentemente diverse dal motivo per cui quella persona si rivolge a noi, è il sistema migliore per una relazione empatica che sia in grado di sostituire un universo incentrato sul medico con uno più complesso e completo che ruoti intorno al paziente. Far sentire il paziente al centro del nostro agire è un elemento essenziale per la riuscita di qualsiasi proposta terapeutica, che, in definitiva, si basa su un rapporto fiduciario.
Questo schema, traslato nelle relazioni tra stati, permetterebbe di superare interessi frazionali, in nome di un bene supremo che è l’interesse collettivo. Coinvolgere le popolazioni direttamente interessate nel processo decisionale, sentire i loro umori, le loro aspirazioni – assai spesso scarsamente coincidenti con la ragion di Stato – permetterebbe di superare ostacoli con minore difficoltà. Ma, forse, è proprio per questo che chi comanda non tiene conto delle opinioni chi sta sotto. Il 2024 si chiude – come abbiamo già avuto modo di sottolineare – con nuovi fronti di guerra aperti, mentre quelli già in essere appaiono lontani da una rapida risoluzione.
Lo spirito che proponiamo e che ci auguriamo ci guiderà nel prossimo anno, potrebbe apparire una soluzione troppo semplicistica e per certi versi ingenua ma, agli occhi di un uomo semplice, le cose semplici appaiono a portata di mano. Probabilmente, la nostra concretezza rischia di schiantarsi con interessi e giochi molto più grandi che mortificheranno i nostri pensieri al rango di pura utopia.
Eppure, l’utopia e i sogni hanno spesso accompagnato e preceduto alcune delle più grandi scoperte che hanno rivoluzionato il corso dell’umanità, assai spesso scontrandosi contro un pragmatismo cieco, ostinato che ha tentato inutilmente di bloccarne il corso.
Buon anno, dunque, con l’augurio e la speranza che l’uomo possa assomigliare un po’ di più al Dio che forse lo ha creato.
Massimo Conocchia