Controsensi unici
Controsensi unici
Nonostante qualche disguido tecnico, il tentativo di rianimare il centro storico mediante la rinascita delle “Botteghe di via Padula” è da considerarsi meritorio. Al tempo in cui la zona vecchia di Acri era demograficamente molto densa, tali locali ospitavano alcuni negozi, un’edicola cartolibreria, la pescheria comunale e i bagni pubblici. Sono esercizi che raccontano, che narrano “letteralmente” un pezzo di storia locale e, forse, proprio per questo godono di una curiosa particolarità: non solo insistono sul piano stradale di via V. Padula (già allora dotato di marciapiede), ma hanno come tetto-copertura un’altra antica via acrese intitolata a V. Julia, ossia i due più importanti letterati del comprensorio…quando si dice “la potenza della toponomastica”!
La prima, allungandosi a valle di Monachelle e S. Chiara, nei pressi di piazza dei frutti (Marconi) si ritrova come “affluente di salita” via Roma, che dal vecchio ponte di San Domenico passa davanti al Municipio e risale aggrappandosi alla cadeat’a’corda. La seconda, invece, che interseca centralmente il rione Casalicchio, si biforca con un ramo che sale alla Basilica di Sant’Angelo fiancheggiando acqu’e’macchia, per ritornare su sé stessa calando da palazzo Sanseverino Falcone, mentre l’altro braccio declina ripidamente tra la strada di San Leonardo (quale importante raccordo con Là Mucone), palazzo Perrotta e l’ormai quasi disabitata cacazzana.
Sono queste, in soldoni, le principali arterie e vene che irrorano di vita la metà del centro storico di Acri, e tutte insieme hanno un unico bacino di confluenza o cuore pulsante – ormai alquanto esausto – che è P.zza Vittorio Emenuele III, meglio nota come p.zza del Monumento.
Fino circa vent’anni or sono da questo cuore, tra i palazzi Baffa, Sprovieri e la chiesa di Santa Croce si inoltrava un’altra storica via-arteria con senso unico in salita. Quest’ultima, costeggiando il rione Castello-Picitti si inerpicava per la Divella e da lì, dividendosi in due ulteriori tronconi, conduceva a valle verso p.zza S. Pietro e a monte giungeva fino alla Torre Civica passando tra S. Maria Maggiore e p.tta Azzinnari che, a sua volta, si restringe su via Bezzecca. In altri termini un irto, lungo viale che con una miriade di viuzze e cavarelle abbraccia integralmente Padia, ovvero l’altra metà del centro storico cittadino.
In ultima analisi, così ben organizzata ed in maniera del tutto naturale, logica e carrabile la totalità della parte antica di Acri nella sua estensione urbanistica, dalla Petrara allu Spintunu, rimaneva un corpo unico, compatto e continuo.
In realtà, quando nei primi anni 2000 si decise inopinatamente di by-passare l’arrampicata verso Padia proprio all’altezza di p.zza monumento, invertendo la direzione di marcia tutt’ora a senso unico in discesa, si sono ottenuti due risultati negativi:
a) l’ottanta percento dei residenti di Padia-Castello-Picitti trovandosi nei pressi del centro cittadino – Jungi, p.zza Sprovieri, p.zza Matteotti – ma anche provenendo dal mare, da Cosenza o dalla Sila – dovendo raggiungere la propria abitazione non percorre più via Padula (specie dopo la delocalizzazione della storica farmacia Siciliano), perché una volta giunto “alla chiazza e du monumentu” è obbligato da un divieto d’accesso a ridiscendere “precipitando” allu fuassu verso la città bassa, per poi inerpicarsi sul colle attraverso la bucolica Giudecca. Insomma, secondo la più banale delle evidenze, molto più pratico e conveniente salire allu cuazzu scorciando direttamente da piazza Purgatorio!
b) Qualche coraggioso visitatore di passaggio, volendo godere del centro storico in una sola passata (fermando talvolta l’auto e procedendo a piedi per vicoli meravigliosi), giunto a p.zza monumento si ritrova di fronte il suddetto divieto che gli impone una brusca virata, spingendolo a vagare per circa un chilometro nel “fosso” e per l’antico “ghetto di Giuda” prima di raggiungere a fatica Padia e dintorni. Intendiamoci, per uno che non conosce la zona il percorso in piena natura è comunque una pratica allettante e salutare.
Transitare tra volpi, istrici, cinghiali e, soprattutto, tra le pecore e il montone tuturo al libero pascolo stazionario – idea geniale adottata da Maurizio Pancaro – come pure inebriarsi all’odore di tigli, sambuchi, assenzio (d’erba e’ da ciotìa) in fiore è certamente un’esperienza impagabile. Anche se per l’ignaro viandante il rischio concreto (capita sovente) è quello di costeggiare l’intero promontorio Nord padiuatu ritrovandosi a vagare disorientato, sperduto e spaesato sulle idilliache coste ad uliveto del fiume Mucone in una sorta di turistica “transumanza” moderna!
In definitiva, con la riapertura delle Botteghe di via Padula, e se ancora persistono le condizioni tecniche e di convenienza, si potrebbe valutare il ripristino dell’originario senso unico in ascesa verso Padia, al solo scopo di aspergere di linfa vitale il nostro invidiabile centro storico… e non solo. D’altro canto la zona vecchia di città e paesi magnogreci è in ogni dove e in tutti i sensi sempre più “in salita”.
Raffaele Cirino