Narrazioni del Sud al Premio Padula
Premio Nazionale Vincenzo Padula al giro di boa. Terzo giorno di narrazioni e sulla narrazione. Apertasi al mattino con i saluti del Presidente della Fondazione Padula Giuseppe Cristofaro ai ragazzi delle scuole e dell’Amministrazione Comunale nella persona del vicesindaco Mario Bonacci, la giornata ha visto avvicendarsi studiosi della letteratura del Sud, branca che in un mondo ideale non sarebbe altro che buona letteratura, senza connotazioni geografiche. Nelle parole degli intervenuti la letteratura e la vita dei letterati sulle cui tracce leggere la storia di un’intera popolazione. Non storia come polverosa lettura del passato, ma come vademecum per leggere il presente perché, con le parole di Benedetto Croce citato dalla professoressa Maria Gabriella Chiodo.
Il primo protagonista di questo dialogo intellettuale e sociale insieme è Padula e la sua avvincente vicenda di vita e la rivoluzionaria produzione letteraria e si chiude con Franco Costabile e Saverio Strati a cui è dedicata l’intera edizione 2024 nel centenario della loro nascita. Questi ultimi approfonditi nella seconda parte della giornata, davanti ad una tazza di tè, da Santino Salerno, Raffaele Gaetano e Giovanni Mazzei. Cosa accomuna questi poeti? Si può davvero parlare di una letteratura calabrese, che non sia quella dialettale? Mettendo nello stesso calderone personalità tanto variegate?
Nomadi, pendolari, inquieti, nella lettura anche del vice presidente della Fondazione Padula Carlo Fanelli e legati dalla geoantropologia di Vito Teti, questi autori, che possono sembrare slegati e lontani, lasciano emergere i nodi più attuali, i disagi, lo spopolamento, la restanza e l’erranza.. le aspirazioni mortificate. Tutti i temi più scottanti vibrano nelle vite di intellettuali su cui crudelmente regna quasi l’oblio, le ferite aperte delle vite di quella grande provincia d’Italia fuori dai grandi circuiti che è il Sud.