Curiosità: significato e origine del camice bianco
Tradizionalmente, si identifica il medico con il camice bianco, che simboleggia igiene, purezza, persino candore. Storicamente, non è sempre stato così. Fino a primi dell’Ottocento, il medico si identificava con il camice nero: sul nero era più facile vedere le macchie e la bravura del medico era proporzionale al numero di operazioni eseguite. Tanto più erano le macchie visibili, maggiore era l’esperienza. Con l’Ottocento – e con la scoperta di Pasteur della responsabilità dei batteri nelle infezioni – la medicina entra in una fase nuova, meno empirica e più scientifica. Parallelamente, il camice nero era identificato come cupo e meno igienico rispetto al bianco.
Il mantenimento del candore e della pulizia del camice era un monito per il medico e una garanzia per il paziente. Si pensi che nel XIX secolo il prof. Virchow eseguiva le dissezioni dei cadaveri in cravatta e camicia bianca con i polsini inamidati. La bravura consisteva nel non macchiare di sangue i polsini.
Nel XX secolo, con lo spazio sempre più grande conquistato dai principi di asepsi, il camice bianco ha continuato a identificare una figura che nell’immaginario collettivo non era solo un prestatore d’opera ma una persona con cui stabilire un rapporto empatico e di fiducia, in quanto si prendeva e prende cura del benessere dell’individuo. Dietro a quel colore bianco, pertanto, c’è ben più che un metodo per mantenere igiene e pulizia, pure fondamentali.
Quel colore rappresenta una figura che, al di là di ogni credo, razza, religione e persino dei rapporti personali, si prende cura indiscriminatamente di tutti e senza distinzione. Si racconta che il Dott. Michele Capalbo, insigne medico – che sul finire del XIX secolo fondò e diresse il ‘Moccone, periodico che denunciava malaffare e ingiustizie – chiamato al capezzale di un suo nemico, che gli aveva procurato tanti problemi, prima di entrare in casa lasciò fuori cappello e bastone, a simboleggiare che in quella casa non entrava come uomo (e quindi come nemico) ma come medico, lasciando fuori dalla porta ogni attrito.
Siamo ben consci che la teoria e una cosa e la pratica quotidiana un’altra e che, non infrequentemente, specie in tempi recenti, quel camice viene spesso vilipeso e oltraggiato da chi – nei pronto soccorso o negli ambulatori e persino nelle sale operatorie – si sente libero di scagliarsi contro una figura che è lì, in definitiva, per cercare di fare del bene.
Violentare quel camice e quel colore è un atto gravissimo e che rischia di ritorcersi, non solo legalmente, contro gli autori di queste violenze. Il rischio concreto è che il professionista, temendo per la propria incolumità fisica, sia psicologicamente limitato nella sua azione e questo non è mai una bella cosa. Mettere il medico nelle condizioni di operare senza paure ed ansie e forse il sistema migliore per far si che alcuni settori (dall’emergenza, alle chirurgie) riprendano quell’appeal che hanno recentemente perso sotto il peso delle costanti minacce legali e, cosa ancora più aberrante, delle percosse e del mantenimento della propria integrità fisica.
Il SSN si sta progressivamente impoverendo di risorse e professionalità. Garantire serenità e sicurezza è un presupposto essenziale e assai più efficace di qualche euro in più dato alle borse di studio delle specialità meno attraenti per quanto detto.
Massimo Conocchia