Il ceppo di Natale tra potentia generandi e dona ferentes
Dicembre è un mese intriso di magia e folklore.
Si tratta del periodo dell’anno che vede protagonista la luce, sia per quanto riguarda i santi dotati dalla capacità di vincere le tenebre (Santa Barbara, Santa Lucia) , sia per tutte le luminarie che vengono esposte nelle città e nelle nostre case.
Questo perché in passato l’inverno era considerata una vera e propria minaccia: il buio, il freddo e la scarsità di cibo creavano nell’ animo dell’uomo il timore della non sopravvivenza. Dunque, per invogliare il sole e l’abbondanza dei frutti della terra a tornare si ricorreva ai riti tenendo presente che “il simile attira il simile” e per questo , secondo la logica della magia, ad esempio, accendendo un enorme falò si aiutava il sole a rinascere, oppure, addobbando un albero sempreverde con varie leccornie si contribuiva a favorire il ritorno della primavera.
Tra queste usanze ne analizzeremo una in particolare: il Ceppo di Natale.
Le origini di questa tradizione affondano radici nel paganesimo, quando durante il Solstizio d’ Inverno (chiamato nei paesi nordici Yule) si sceglieva un grande ceppo da ardere nel fuoco per propiziare
l’ allungarsi delle giornate.
Oggi, la notte del 24 dicembre il capo famiglia sceglie un pezzo di legno e lo lascia bruciare tutta la notte per permettere a Gesù bambino di scaldarsi.
Addirittura, nei piccoli comuni della Valdichiana si celebra la “Festa del Ceppo”, a quest’ultimo era annoverata la funzione di “dona ferentes” e i bambini della casa recitano in suo onore “L’ Ave Maria del Ceppo”:
“Avemmaria del Ceppo
Angiolo benedetto!
L’ angiolo mi rispose:
Ceppo mio bello, portami tante cose!”
L’ usanza della legna da ardere è nota anche in tutta la penisola balcanica dove si celebrano le cosiddette “Bandjaci” con tre ceppi che vengono arsi durante i giorni che separano Natale da Capodanno.
Lo studioso Buonafede Mancini si è soffermato sulla valenza socio- culturale del rito del Ceppo in rapporto alle gerarchie imperanti nelle famiglie contadine dell’ Alto Viterbese e ci racconta come la decisione del Ceppo giusto da ardere nel fuoco di Natale avveniva durante il taglio della legna della precedente stagione privilegiando nella scelta la grandezza, la bellezza e la solidità del legno, molto spesso si prediligeva la quercia poiché essa produce una bella fiamma di lunga durata.
Poi, era consuetudine spargere sul Ceppo del cibo per sfamare il Bambinello.
Mancini si sofferma sulla centralità del Ceppo divinizzato e del capo famiglia.
Prima di prendere posto a tavola tutti i parenti si siedono davanti al fuoco, il più anziano prega per i defunti, prende il vino e ci inzuppa una fetta di pane che il componente più piccolo deve addentare e baciare per primo, poi , tutti fanno la stessa cosa.
Quello che avanza del pane e del vino verrà offerto al ceppo mentre tutti insieme reciteranno:
“Ceppo ceppaccio
Benedetto chi ti ha fatto.
Benedetto chi ti compose.
Chi t’ha composto quest’anno,
Te possa componna anche n’atranno.”
Poi al Ceppo viene data la prima forchettata di ogni portata e alla fine della cena la tavola resta imbandita per tutta la notte.
Lo studioso sottolinea come a richiedere doni al Ceppo non siano solo i piccoli ma anche gli adulti, lo fanno quando utilizzano le sue ceneri per rendere i campi fertili ed essere protetti dalle calamità e , per chi non ne possedesse, per richiedere la grazia di un figlio maschio, questa usanza sopravvive infatti anche nei modi di dire, tanto che per congratularsi con chi ha avuto un maschietto si dice: “Hai fatto ceppo!”
Sulla potenza fecondatrice del ceppo (assimilato al fallo) esiste anche un indovinello diffuso a Nord a partire dagli anni 60 tra i fanciulli: “Chi c’ha creato e messo à monno?” La risposta era accompagnata dalle dita che mimavano l’ unione ed era: ” ceppettello e buco tonno”.
Il collegamento tra legna e fuoco domestico inerente alla” potentia generandi” é presente anche nel mito eroico della monarchia dell’antica Roma, infatti, Tito Livio narra come dal focolare di re Tarquinio Prisco si materializzò un grande fallo igneo che mise incinta l’ ancella Ocrisia e così nacque Servio Tullio, re generato da un fulmine di fuoco.
Qualora non lo aveste fatto, resta qualche giorno per scegliere il vostro Ceppo da ardere la sera della Vigilia, potrete conservare le sue ceneri e sperare in un anno ricco di salute e prosperità.
Gaia Bafaro
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