Le elezioni in Umbria e Emilia, un messaggio da valorizzare

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Le recenti elezioni regionali in Emilia e Umbria ci restituiscono un quadro nel quale il cosiddetto “campo largo” si è rianimato e ha ritrovato motivi e forza per rilanciare un progetto che negli ultimi tempi si era affievolito.

Se la vittoria in Emilia era scontata, non altrettanto poteva dirsi per l’Umbria, dove l’alleanza col sindaco di Terni aveva messo in subbuglio le carte con previsioni della vigilia che oscillavano tra un testa a testa tra i due candidati a una leggera prevalenza del CD in virtù dell’alleanza con Bandecchi.

Il risultato è stato una sorpresa, sancendo la vittoria del centro-sinistra con ben 6 punti percentuali di distacco.

La riconquista dell’Umbria ha un valore che va oltre il significato locale: può rappresentare una base di partenza per un’alleanza e una coesione da riproporre il prossimo anno, quando ben sei importanti regioni andranno al voto e nel 2027 per le politiche.

La campagna elettorale basata sulle invettive, sul machismo, sugli sputi addosso ai contestatori non ha pagato. A tutto questo si aggiunga la scarsa attenzione della destra su tematiche come la sanità pubblica, che ha rappresentato certamente una delle cause dell’esito elettorale.

A Terni, poi, dove si temeva l’effetto Bandecchi, il risultato è stato ancora più deludente: l’elettorato ha mandato un messaggio chiaro e forte.

Il messaggio che trapela dalle urne è facilmente interpretabile: uniti si vince. Se si presenta un’alternativa credibile si può ridiventare protagonisti. Gli allori su cui si è cullato finora il CD erano basati non sui risultati ma sulla sostanziale incapacità delle opposizioni di fare fronte comune. I problemi non sono ovviamente risolti. Un tema di cui si parlerà per 3 gg e poi verrà dimenticato è il forte astensionismo: ha votato ben meno del 50% dell’elettorato. Sui motivi di questa sfiducia potremmo dilungarci molto. Occorre anzitutto che i partiti riaprano le sezioni, che promuovano iniziative atte a coinvolgere la base, incontri, dibattiti, iniziative, etc. Attualmente, specie il PD, in tutto il Paese è fatto da oligarchie ristrette che, con la forza delle tessere, gestiscono a loro piacimento.

L’esempio della Campania è eclatante, ma anche in Puglia e in Calabria le cose non stanno diversamente. Fino a quando la gestione sarà confinata ai capi bastone la gente se ne starà a casa. Dalle urne è uscito un altro chiaro messaggio: la forte egemonia del PD. E’ chiaro che da soli non si andrà da nessuna parte, così come troppo facilistiche appaiono le analisi di certi politologi della domenica che si sono apprestati a cantare i “de profundis” al movimento 5 stelle, ignorando la sua tradizionale debolezza nelle amministrative, in virtù dello scarso radicamento strutturale sul territorio.

La storia recente ha dimostrato che a livello nazionale la forza di questo movimento, anche nei momenti più bui, non è mai scesa sotto le due cifre. Molto dipenderà ora dall’esito della battaglia Conte-Grillo. Se il comico genovese non riuscirà a soffocare la sua creatura, i 5 Stelle continueranno, a livello nazionale, a rappresentare un alleato irrinunciabile. Non siamo, però, sicuri che le mire di Conte coincidano con quelli della segretaria del PD, essendo fondato il sospetto che il primo possa avere – risolti i problemi interni – interesse a rappresentare una forza di opposizione alternativa ai due blocchi, cosa che potrebbe, a livello utilitaristico e di bottega, fare guadagnare consensi. Quest’ultimo quadro risulterebbe particolarmente gradito alla presidente attuale del Consiglio, che non avrà nulla da temere per le prossime politiche. Insomma una serie di problemi irrisolti e da risolvere alla svelta in vista delle regionali del 2025 e delle politiche del 2027, in fondo non così lontane.

Un ultimo dato ci piace rilevare dalle recenti elezioni: sono inutili le diatribe su Renzi e Calenda, l’idea di imbarcare tutti, a cui eravamo fermamente contrari, non sarebbe alla fine peregrina. L’elettorato è in grado di fare chiarezza. In Emilia e Umbria IV, Azione e Più Europa non hanno eletto alcun consigliere.

Massimo Conocchia

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