Così ne scrisse Padula – III

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Leggere dei nostri paesi, anche non condividendo certe affermazioni e certe convinzioni di chi scrive è, pur tuttavia, interessante. Bene.

L’importante e la serie di informazioni, di racconti ecc. che si fanno e dei quali, magari se n’è persa la memoria.

Questa volta riportiamo di Saracena.

 “Questo paese ci è venuto direttamente di Palestina. Saruchen scritto per Scin era città dei Simeoniti[1], e ‘l suo nome significa (deversorium amoenum) piacevole alloggiamento”.

Brevissima, lapidaria, convinta la notizia e l’etimologia del nome di questo paese da parte del Nostro. Tutto il contrario di quanto dedica a:

 “Sassòne. Città distrutta, e già a due miglia da Morano. E qui vegga il lettore la verità dei miei principii e del mio metodo. Al 1056 l’Annalista Salernitano scrive che i Normanni presero Bisignano, Ileria e Cariati[2]. La prima e l’ultima città esistono. Ma dov’ era Ileria? Dove si trova Ileria? Dove se ne veggono almeno le rovine? Nessuno Archeologo ha pensato a cotesta Ileria di Calabria: sono io il primo a parlarne anzi faccio di più: ne indico il luogo. La città distrutta di Sassone avea nome ebreo. Sason scritto per sin significa gaudio; traducetelo nel latino del mille, ed avrete hilaritas, ed hileria. L’Ileria dunque smantellata dai Normanni al 1056 era la città di Sassone, che al pari di tutti gli altri nostri paesi aveva nome ebreo”

Dalla segnalazione del Padula ad oggi si è cercato qualche sito che riconduce a Ileria o Sassone? Se qualcuno potesse arricchire queste note sarebbe interessante.

Il paese che segue, di conseguenza, è: “Moràno. È l’ebreo Moren adoperato dal Talmud nel significato di Castello. Ed è notabile che gli abitanti non dicono Moràno, ma Morèno, ed i paesi vicini li mettono in canzone per ciò. Ma i figli conoscono meglio che altri il nome della madre, e che i Moranesi chiamino Morèno la loro patria, non è per vizio di pronunzia, ma per ossequio al vero”.

Dopo quest’ultimo paese, Padula volge lo sguardo verso lo Jonio e scrive di:

Cariati. La Bibbia è piena della parola Cariath, che significa città. Potremo dubitare di sua origine semitica?”.

Dopo la lapidaria precisazione, Padula diviene poco più prolisso a proposito di:

 “Scala. Sopra un colle cinto da burroni, su cui non salirebbe una formica, questo paese ha un nome ebreo non discorde dall’ ingegno del luogo. Scalah significa la Sicura”.

Tanto è riserbato anche a:

 “Petrapaula. Giace alle radici d’ ingente masso di viva pietra, che gli sta a piombo sul capo. Ha nome latino, e significa la Pietra piccola; ma ciò è detto per antifrasi. Andare alla Pietra piccola (paula) vuol dire andare alla Pietra grande”.

Terminiamo la carrellata con

Campana. Simile nel nome al luogo, cui trovammo in Pozzuoli, significa pure la calda superficie? Non posso dirlo ancora, e, potendo non debbo. Affermo solo che i nomi dei suoi fiumi sono ebrei scussi. – Garpi, Cracca, Gamma, Gammicella è impossibile che abbiano un significato qualunque in greco”.

Qui presagendo le critiche, il nostro autore scrive: “Chi voglia combattere me, deve innanzi combattere con tutti codesti fiumi che strepitano dicendo: – Noi siamo ebrei. Garpi è la metatesi di Garap (rapuit) e significa il rapitore; Cracca è la contrazione di Charaq, e vuol dire il fremente; e Gamma nel nostro dialetto dice gamba, e quel torrentaccio non si appella a quel modo perché rompa le gambe di chi lo guada, ma è la metatesi di Gamam (multus fuit) e vuol dire il copioso”.

Qui facciamo punto.

Giuseppe Abbruzzo


[1] Ios 19,6.

  • [2] V. De Meo, Annali, all’anno come sopra.
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