Non condivido più l’agire amministrativo del sindaco Pino Capalbo. Me ne tiro fuori

Alcune scelte nella vita debbono essere fatte prima che sia troppo tardi. Prima che il fiume rompa gli argini. Perché è vero solo in parte che “non è mai troppo tardi”. Al contrario, quando si è più che consapevoli di quello che accade attorno, il tergiversare può risultare persino imperdonabile.

Dopo aver riflettuto per diversi giorni, è con dispiacere, ma fermamente convinta di doverlo e volerlo fare, che annuncio in questa lettera aperta il mio formale e sostanziale distacco dall’agire amministrativo del sindaco di Acri Pino Capalbo.

Un punto fermo, un punto di non ritorno. Nonostante abbia sempre onorato il ruolo di consigliere di maggioranza, tributatomi democraticamente dal popolo che ha creduto in me, nonostante non sia mai venuta meno al rispetto del principio di democrazia, non sottraendomi mai all’approvazione degli atti amministrativi proposti, mi sono sentita definire dal Sindaco un elemento “destabilizzante”, che meriterebbe questo appellativo offensivo e moralmente inaccettabile dalla sottoscritta, solo perché avrei l’ardire di “pensarla diversamente”, di esprimere punti di vista diversi, di sollevare critiche su un agire amministrativo su molti aspetti non più condivisibile.

Mi sono sentita dire che questo elemento destabilizzante, che sarei io, è di fatto incompatibile con la sua figura e che – testuali parole “al tavolo della maggioranza se ci sei tu, non posso esserci io, e viceversa”. Di fatto considerata fuori solo per aver dimostrato autonomia e libertà di pensiero.

Troppe le cose che non ho condiviso negli ultimi tempi unite tutte dall’unico comune denominatore: la prepotenza di chi pensa che si possa continuare a fare politica accentrando il potere decisionale ed amministrativo nelle proprie mani. Per me la politica rimane invece, per certi aspetti, una chiamata vocazionale. La chiamata ad assumere un ruolo di grande responsabilità, quello di servire il bene comune e dare priorità al benessere di tutti.

Una politica dal fine nobile che proprio per questo deve essere fatta di partecipazione, confronto, dialogo e anche accettazione delle critiche, quando queste sono costruttive e non pretestuose. La sottoscritta infatti se ha espresso un pensiero critico e diverso rispetto ad una qualsiasi problematica lo ha fatto sempre con intento costruttivo, e mai con l’intento di demonizzare l’agire amministrativo.

Se questo è diventato un problema, a tal punto da essere considerata “minoranza nella maggioranza”, preferisco tirarmi fuori. Che possa andar bene o male per i cittadini di Acri una situazione del genere chi può dirlo ora. Quel che è certo è che io continuerò ad onorare il mio ruolo di consigliere in una posizione di indipendenza, e avendo come unico faro del mio agire, come è sempre stato, il bene comune. E continuerò, come ricordava il compianto David Sassoli in un suo ultimo discorso, richiamando Papa Paolo VI, a considerare “la politica come la più alta forma di carità”, ovvero come amore e servizio per l’altro, per il Noi, per la comunità. Continuerò, prendendo esempio da chi ha incarnato perfettamente i valori di un partito in cui credo e continuerò a credere, a svolgere il mio ruolo (per forza maggiore non più da capogruppo), al servizio della comunità, espletandolo con disciplina e onore, convinta che non si può essere “cacciati” solo per non essere disposti a sottostare a taciti consensi.

Franca Sposato, consigliera comunale di Acri

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