Venti di tempesta
Nel nome del Dio Eolo nella nostra comunità si sta consumando un dibattito, soprattutto sui social, che talora raggiunge vette da isterismo. Vogliono costruire un impianto eolico nel cuore della Sila Greca ed è sacrosanto che se ne parli, sebbene sia utile cercare per quanto possibile di evitare perniciose esasperazioni.
A una siffatta discussione è giusto aggiungere anche la nostra voce al coro, affinché rimanga agli atti.
Per fugare ogni dubbio sulla nostra posizione, dico fin da subito che collocare lì le pale eoliche è un atto di inaudita violenza a un territorio che per molti di noi ha fattezze edeniche. Ma, per come la vedo io, la questione non investe unicamente il merito, ma anche un principio di merito.
E’ giusto pensare di realizzare un siffatto invasivo impianto infischiandosene allegramente di ciò che ne pensa un’amministrazione comunale e quindi i cittadini che in quel Comune risiedono? E’ come entrare in casa altrui disponendo a proprio piacimento degli spazi interni senza tener conto dei proprietari.
E’ un atto d’imperio, che non può e non deve essere tollerato. Questo, al di là delle responsabilità passate sul perimetro del Parco Nazionale della Sila. Per carità, ci sono ed è giusto che emergano, ma che quella zona non rientri nel Parco non significa che ognuno ne può fare ciò che vuole. Ministero o Regione che siano.
A casa mia faccio ciò che voglio, non quello che vogliono gli altri.
Sul merito, penso sia doveroso fare una premessa. A parole sono tutti per le fonti rinnovabili, la cosiddetta energia pulita. A parole. Voglio l’eolico, ma non nel mio giardino.
Se un Comune inserisce nelle proprie linee programmatiche la realizzazione di un impianto eolico deve contestualmente mettere a disposizione una zona in cui realizzarlo, altrimenti è aria fritta.
Quello di Acri ha detto chiaramente che Serra Crista si presta, sebbene il relativo parco sia stato bocciato dalla Regione. Si può essere o meno d’accordo, ma l’ente una decisione l’ha presa. Ma quanti altri Comuni l’hanno fatto?
Sui cosiddetti trasporti eccezionali nei giorni scorsi vi è stata una tempesta in un bicchier d’acqua. Si è fatta confusione e allarmismo. Quei trasporti non riguardavano l’impianto promosso da una società satellite di Eni, ma il miniparco eolico su cui il Tar ha già sentenziato, respingendo la richieste di sospensione di alcuni imprenditori della zona Serra Capra. E qui siamo su un terreno diverso, cioè su un terreno privato. Cosa ben diversa dall’altra questione, che per comodità possiamo chiamare Eni.
Quando sono state rilasciate le relative autorizzazioni, non c’era nessun atto che lo impedisse. Almeno è quello che dice il Tar, anche se la questione, per quanto ne so, non è ancora definita del tutto.
Per quanto riguarda l’impianto Eni, c’è tempo fino al 17 ottobre per presentare nero su bianco eccezioni a una decisione che va combattuta in tutte le sedi possibili. Il Comune attraverso il sindaco ha già fatto sapere di essere contrario, così come la stragrande maggioranza di associazioni e comitati. E’ già qualcosa, ma non basta a far recedere i signori del vento dai loro propositi.
E’ una battaglia che va combattuta tutti insieme, perché in casi simili, come la storia c’insegna, solo l’energia di una comunità intera può determinare un risultato che appariva fuori portata.
Piero Cirino