Laureati
Un recente rapporto delle Fondazione Openpolis (https://fondazione.openpolis.it/home) – che lavora sui dati prodotti su tanti fenomeni da istituzioni nazionali e internazionali e li trasforma, come affermano nel loro sito, in un patrimonio pubblico e aperto – si interroga su un tema antico ma sempre nuovo: la condizione sociale di partenza incide sull’iscrizione all’università?
Nel rapporto si legge (e lo sapevamo…) che l’Italia resta agli ultimi posti in Ue per quota complessiva dei laureati. Un ritardo che affonda nel retroterra sociale e territoriale (solo il 46% di adolescenti con alle spalle una famiglia con difficoltà intende andare all’università contro il 67,1% dei coetanei che vengono da posizioni sociali e economiche di maggiore vantaggio). Dal rapporto si legge che il 51,7% dei giovani neo-diplomati iscritti all’università proviene da uno svantaggio economico e la quota scende sotto al 40% nei territori di Napoli e Salerno.
Questo ritardo, a parere dei redattori del rapporto, ha diverse radici: quella territoriale (provenire da territori a maggiore disagio economico) e quella legata alla condizione sociale della famiglia di origine. Nel rapporto sono presentati i più recenti dati Istat sul comportamento, gli atteggiamenti e i progetti futuri dei giovani tra 11 e 19 anni che confermano l’impatto della condizione familiare sulle scelte educative. Nel passaggio tra le medie e le superiori, chi ritiene di avere alle spalle una famiglia con maggiori difficoltà si orienta meno verso il liceo ed è più propenso verso la scelta di un istituto professionale e lo stesso condizionamento si conferma nel passaggio dalla scuola all’università.
I giovani con alle spalle una famiglia in condizione economica buona vogliono andare all’università mentre la quota di coloro che provengono da una condizione economica meno vantaggiosa scende moltissimo. Si parla di processi di “autosegregazione” che riproducono i divari educativi per i molti giovani che con le loro scelte restano con le loro scelte educative nella classe sociale d’origine. Quanti sono quelli che si iscrivono all’università? Solo il 51,7% dei giovani neo-diplomati si iscrive all’università, di questi il 57% proviene dal centro Italia, il 53% viene dal del nord mentre dal mezzogiorno proviene il 47,4%.
Anche la scelta di andare al liceo dopo la terza media appare fortemente condizionata dal reddito familiare. Il 60,3% di coloro che ritengono che la situazione della propria famiglia sia molto buona intende andare al liceo, mentre manifesta lo stesso orientamento solo il 34,8% degli studenti che dicono di avere una situazione economica familiare non molto o per niente buona. Si tratta di dati che fanno supporre che la decisione di non andare all’università avviene prima dei 18-19 anni, si tratta di una scelta compiuta già alle medie, per ragioni che riguardano più la condizione della famiglia che l’effettivo potenziale di ragazze e ragazzi.
Questo è il quadro confermato da altri dati anche internazionali ma non bisogna demordere, l’orientamento a scuola deve guidare il potenziale degli studenti verso scelte oculate (verso le scuole superiori e l’Università) che non dovrebbero solo confermare le caratteristiche familiari di partenza. Bisogna lavorare per creare molti più laureati primi in famiglia. Su questo tema suggerisco un bellissimo libro di Marco Romito “First-generation students. Essere i primi in famiglia a frequentare l’università, Editrice Carocci.
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Assunta Viteritti