1861 – Gli arruffoni erano all’opera

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Giuseppe Ricciardi, in un intervento alla Camera denuncia fatti, che si verificavano nel 1861, quando, fatta l’Italia, gli italiani arruffoni erano all’opera. Ma questo non bisogna dirlo.

Sono critico? Sono borbonico?

Del primo non mi lamento. Del secondo faccio osservare che si dà del borbonico, per dare del retrogrado… Credo di non esserlo e dato che non si vogliono aprire gli occhi, per capire da dove vengono i nostri mali ecco cosa diceva, in un suo intervento, il Ricciardi e vi basterà, per non dare attributi nei confronti di chicchessia:

Tornata parlamentare del 16 maggio 1861:

I giudici mancano in questi tribunali da circa sei mesi, con grave danno della cosa pubblica poco o nessun divario fra l’antico regime e il presente, miseria, ingiustizia e malversazioni; nessun provvedimento a pro dell’istruzione pubblica, nessuna intrapresa di opere pubbliche, la guardia nazionale male organizzata e malissimo armata; i soli operai della campagna hanno lavoro, nessuna idea politica nelle moltitudini. Francesco II non ha altro merito, tranne quello di essere più noto di Vittorio Emanuele!

La reazione mossa più che da altro, dal desiderio di saccheggio, né da potersi vincere, se non col ridonare la prosperità al paese, col dare impulso all’agricoltura, al commercio e alle industrie”.

Ma, si dirà: – Questo è il discorso che sentiamo dalla bocca degli attuali parlamentari -.

E, sì! Ma sono passati quasi due secoli da quegli anni!

Andiamo avanti. Ricciardi, non io, continua col presentare quanto avviene in Capitanata, ma potrebbe dirsi avveniva in ogni parte della nuova Italia:

Governatore conte Bardesono, giovanissimo ignaro affatto degli uomini e delle cose della provincia (Movimenti), dà udienza in contegno reale e si rende sempre più impopolare per la sua albagia. Misure arbitrarie ebbero luogo per essersi la sera del 25 marzo gridato abbasso al governatore. L’amministrazione affatto nulla. I più gridano: si sta peggio di prima! I tribunali zoppicano. Alla guardia nazionale furono distribuiti, in tutta la Capitanata, solo 2400 fucili. Esistono in essa qua e là elementi nemici. ln Foggia fra gli uffiziali si annoverano sette cavalieri di Francesco II. Grande la miseria nella città, per mancanza di lavoro. Nessuna opera pubblica in attività. Furti a mano armata per ogni dove. Molti elementi di reazione, massime nel Gargano”

Precisa: “In generale le relazioni delle altre province sono, fatte poche eccezioni, della stessa natura”.

Attenzione, Ricciardi, per chi non lo sapesse, fu liberale ad oltranza e costretto all’esilio dai Borbone; quindi non si poteva tacciare di borbonismo.

La storia ufficiale queste cose non le dice e a leggerla sembra che si fosse vissuti nel regno di ben godi e non si capisce, come e perché si sia finiti miseramente ai nostri giorni.

Giuseppe Abbruzzo

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