La via stretta per un campo difficile da allargare
Gli sforzi dell’attuale opposizione per cercare di riorganizzarsi e compattarsi hanno sicuramente prodotto qualche risultato, nel senso di azioni in comune che hanno immediatamente acquisito maggiore valenza e, in qualche caso, con dei cartelli elettorali nelle elezioni amministrative e regionali che hanno permesso di conquistare una regione e qualche comune importante.
Il centrosinistra insomma ha sicuramente avuto un respiro di sollievo ed è attualmente impegnato in una fase progettuale tesa ad allargare il campo, allo scopo di fronteggiare un centrodestra che, malgrado tutti i limiti e le contraddizioni, è sicuramente unito. La vera sfida, specie per il PD, sta in una attenta valutazione su chi imbarcare in questo carro.
Che il tentativo possa riuscire, lo si vede dagli scalpiti di Matteo Renzi che continua a bussare con le mani ed i piedi ad un portone che aveva chiuso, dopo aver contribuito fattivamente a distruggere quanto di buono c’era nella casa dei cosiddetti progressisti.
L’atteggiamento ambiguo del segretario del partito democratico, che ad oggi non ha preso una posizione sull’eventuale ingresso di Italia viva, contribuisce ad alimentare i sospetti di un campo largo a tutti i costi che, come è successo in varie occasioni, potrà essere efficace come cartello elettorale ma molto meno spendibile sul piano progettuale e di governo.
L’enorme eterogeneità su punti cruciali impone già dei compromessi con formazioni come i cinque stelle, che non hanno mai fatto mistero di alcuni distinguo essenziali con gli inquilini di via del Nazareno, a cominciare dalla posizione nei confronti della guerra in Ucraina, sull’invio di armi dell’Italia, su alcune tematiche ambientali.
Se, però, con i cinque stelle è più facile costruire un rapporto programmatico, facendo prevalere i non pochi punti in comune (penso alla politica economica, al welfare , alla giustizia) con Matteo Renzi i punti in comune sono davvero pochi e la storia recente e passata del personaggio e’ costellata di imboscate e colpi bassi che hanno fatto tanto male a sinistra. La posizione di Italia viva, in non poche occasioni, è stata più collimante col centrodestra che col centro sinistra.
La vera sfida sta nel coraggio di costruire un’alternativa omogenea, anche se con qualche decimale di meno sul piano prettamente aritmetico. lo stesso partito democratico, come abbiamo più volte avuto occasione di sottolineare, anche su queste colonne, è il risultato di un alchimia tutt’altro che omogenea, con forze centrifughe tuttora presenti al suo interno che rendono arduo lo sviluppo di una linea unitaria.
Parlando poi in termini più prettamente pragmatici, i pochi voti che percentualmente contribuirebbe a portare Italia viva, non basterebbero, a nostro giudizio, a compensare quelli che questa insana alleanza farebbe perdere.
La base del partito democratico non perde occasione per gridare il suo dissenso su questa unione. Ignorare questi segnali, così come non tener conto della storia recente di Italia viva, rischia di creare una formazione che sarebbe zavorrata fin dal suo nascere dalla estrema frammentarietà ed eterogeneità delle forze in campo. la vera sfida sta in un’unione programmatica fra forze che si riconoscono in un programma comune, mettendo da parte divisioni e contrasti.
Cercare di fare una sommatoria di forze eterogenee, allo scopo di costruire un cartello elettorale, rischia di farci rivivere un film già visto e tristemente noto.
Massimo Conocchia