Il cuscino

Bata - Via Roma - Acri

È un racconto per eletti, c’è da avere i capelli bianchi, come i fiocchi di lana, altrimenti si resta al freddo sintetico della ragione contemporanea e si rischia il torcicollo a guardare il tempo indietro.

Qualche giorno fa ho acquistato un materasso nuovo e ho avuto in regalo due cuscini di fattura super tech, in memory foam, che suona bene,  anche se non ho ben capito, ancora, cos’è. 

Erano in una confezione sottovuoto, li ho scartati e si sono gonfiati, l’effetto è scenografico ma nulla di più, sono scomodissimi e sono l’ennesimo fallimento del mio riposo e causa del torcicollo.

Sono almeno 7-8 anni che io sono alla ricerca del mio cuscino perduto, il cuscino di lana, io ne avevo uno.

Era con me sin da piccolo, ad Acri, l’ho poi portato con me quando sono partito, giovane studente per Pisa, in una busta legato con uno spago, ed era sempre con me a Torino e poi a La Spezia da non più giovane, e, poi, anche, maturo medico di brillanti speranze. 

Ha cullato tutti i miei sogni, era morbido ma non troppo, era basso ma non troppo, era caldo ma non troppo, era comodissimo, anzi, lo era troppo.

Ogni anno lo riportavo poi sempre da mia madre e lei con arte sapiente, lo lavava e poi stendeva ad asciugare la lana, fiocco dopo fiocco, sopra un lenzuolo prima sul balcone e poi lo ritirava dentro.

Io ero affascinato dal rituale, poi l’aiutavo a riempire la federa, c’erano i bottoni ad impedire che si disperdesse il profumo di buono, di antico, di sano, di nonni, di tradizione, di paese, in una immagine che è vietata ai cuori deboli malati di nostalgia e io non vedevo l’ora che fosse notte per abbracciarne per un altro anno il conforto.

Ad ogni trasloco ero attento a non perderlo di vista ma, prima o poi, c’è sempre un angolo cieco nella vita di tutti, è quando a preparare gli scatoloni è tua moglie, che decide che è venuto il momento di buttare via qualcosa perché ormai non serve più, “era vecchio, ne compriamo due nuovi per la nuova casa, moderni”, era il mio cuscino di lana.

Le mie notti sono diventate orfane del loro miglior riposo, il torcicollo è diventato ciclico e tutte le volte che rimprovero Pia del suo gesto folle ed insano, lei proprio non capisce, mi guarda con aria interrogata come a dirmi “ma davvero pensi che solo con tuo il cuscino non lo avresti avuto?” forse a convincermi che è l’età che avanza e con essa anche l’artrosi.

Da alcuni giorni è iniziato il lancio dell’Iphone 16, sono tutti in coda, sono gli stessi che c’erano un anno fa, quando c’era quello che, soltanto un anno dopo, è già il modello vecchio.

È nella logica delle cose, è il nuovo che avanza, nessuno vuole restare indietro nella coda, nessuno vuole rinunciare al progresso.

Io non volevo rinunciare al mio cuscino di lana e sono perennemente in coda alla speranza di ritrovarlo ma è tutto inutile, c’è il progresso, c’è il memory foam, è l’età moderna e, anche oggi, ho il torcicollo, succede a chi soffre della maledetta artrosi del tempo.

Angelo Bianco

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