Più brave e meno pagate

È un tema noto ma non bisogna smettere di parlarne. Ragazze e donne ottengono migliori risultati scolastici degli uomini ma hanno spesso maggiore difficoltà nel mondo del lavoro, oltre a una retribuzione sensibilmente più bassa. È questo che emerge dal rapporto «Education at a Glance 2024» dell’Ocse.

Secondo questi dati si starebbe addirittura ampliando il divario fra i voti delle donne tra i 25 e i 34 anni e quelli dei loro coetanei, tanto che il 54% delle giovani donne sono più propense a conseguire una laurea rispetto ai colleghi maschi. Studiano di più, sono più brave, si laureano di più, in tutti i campi. In Italia le donnelaureate guadagnano però mensilmente quasi la metà dei laureati maschi, in media anche il 58% in meno: il divario è bene evidenziato nel rapporto che ha studiato in particolare la situazione dell’Istruzione in Italia. È il più grande divario di genere dell’area Ocse.

E il divario cresce in caso di diploma: in questo caso si arriva fino all’85% in meno. In Italia, le giovani donne con una laurea guadagnano in media il 58% del salario dei loro coetanei maschi. Le giovani con la scuola secondaria superiore o l’istruzione post-secondaria non terziaria guadagnano l’85% dei loro coetanei maschi.

Il rapporto rileva anche che il nostro paese spende il 4% del suo prodotto interno lordo (PIL) per l’istruzione contro una media Ocse pari al 4,9%.Secondo quasi tutti i parametri disponibili, le ragazze e le donne ottengono risultati scolastici migliori rispetto ai maschi e in molti casi il divario si sta ampliando. Anche se le donne superano chiaramente i ragazzi e gli uomini nell’istruzione, il quadro è invertito quando entrano nel mercato del lavoro.

Le donne di età compresa tra i 25 e i 34 anni hanno meno probabilità di essere occupate rispetto agli uomini; il divario è generalmente più ampio per coloro che hanno un livello di istruzione inferiore a quello secondario superiore, più ristretto per coloro che hanno conseguito un titolo terziario. Le donne con meno formazione sono quelle che rischiano di più di entrare nella trappola di coloro che non lavorano o che fanno lavori precari, sfruttati e poco pagati

Nel Rapporto è scritto che tra i 25 e i 29 anni il 31% delle donne non studia e non lavora, contro il 20% degli uomini. In questo quadro l’istruzione dei genitori conserva un forte impatto sul rendimento scolastico dei figli. Quasi il 70% di chi ha più di 25 anni e che ha almeno un genitore con la laurea, ha conseguito la laurea (o un titolo equivalente) mentre il 37% degli adulti i cui genitori non hanno raggiunto titolo di studi superiori, non sono riusciti neppure a concludere le scuole superiori e ad ottenere la maturità. È al 10% la quota di ragazze e ragazzi con genitori senza un titolo di scuola superiore ha terminato l’Università.

Anche secondo i dati INVALSI da ormai vent’anni i maschi registrano punteggi nettamente inferiori a quelli delle femmine nei test volti a stabilire le conoscenze linguistiche nel ciclo di studi. I test Pisa (Program for International Student Assessment) sulle competenze degli studenti di 15 anni mostrano in modo inequivocabile questa realtà.

I maschi studiano meno e performano meglio nel lavoro, l’istruzione dei genitori conta per il destino occupazionale dei figli e delle figlie, ma le figlie rischiano di guadagnare comparativamente di meno degli uomini anche quando sono più brave… parliamone nelle classi, nelle famiglie, nelle aule, nei social, parliamo di questa ingiustizia culturale.

Assunta Viteritti

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