Ius Scholae

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Ius soli, Ius sanguinis, Ius scholae, Ius culturae sono tra le diverse proposte di legge presentate negli ultimi anni nel Parlamento in Italia. Quali le differenze? Lo ius soli prevede che la cittadinanza sia acquisita per il fatto di essere nati sul territorio di nascita. Lo ius sanguinis prevede che la cittadinanza sia acquisita per discendenza o filiazione.

In Italia la cittadinanza si ottiene così dalla Legge 91 del 1992. Il(la) figlio(a) di un genitore straniero, anche se nato/a in Italia, non acquisisce automaticamente la cittadinanza italiana. Per chi è arrivato in Italia da piccolo vige il principio della naturalizzazione: una volta diventato maggiorenne, il cittadino straniero può chiedere la cittadinanza se ha raggiunto i dieci anni di residenza regolare ininterrotta.

In Italia la naturalizzazione è un iter complesso, frustrante, costoso e lungo. Lo ius scholae riguarda l’acquisizione della cittadinanza al compimento di un ciclo di studi.

Si tratta di una riforma sulla cittadinanza del marzo 2018 che è bloccata alla Camera dal Giugno 2022. Prevede il riconoscimento della cittadinanza italiana per i minorenni stranieri nati in Italia o arrivati prima del compimento dei 12 anni che abbiano risieduto legalmente e senza interruzioni in Italia, e che abbiano frequentato regolarmente almeno 5 anni di studio nel nostro Paese, in uno o più cicli scolastici.

Lo Ius culturae prevede l’ottenimento della cittadinanza per i minori stranieri nati in Italia, o entrati entro il 12esimo anno di età che hanno frequentato regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli presso istituti scolastici del sistema nazionale.

Parlando di ius scholae (tornato di recente nei dibattiti politici) in Italia i potenziali interessati sono circa 560 mila (300 mila nel primo anno di applicazione e gli altri nei successivi quattro anni). Sei alunni stranieri su 10 che oggi sono aule scolastiche otterrebbero così la cittadinanza italiana, il 7% della popolazione scolastica complessiva

L’effetto di questi numeri sarebbe molto diverso sul territorio: 5 giovani nuovi italiani su 6 vivono al centro e al nord, meno 15% nel meridione. Molte le forze sociali che chiedono al Parlamento una riforma della legge sulla cittadinanza al passo con i tempi capace di rispondere alla domanda di appartenenza delle nuove generazioni con retroterra culturale migratorio.

La mappa demografica del nostro Paese è destinata a cambiare qualora lo Ius scholae diventasse realtà. Forse si respirerebbe una nuova atmosfera nelle aule scolastiche e in tutto il paese.

Assunta Viteritti

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