Erboristeria in pillole: Rimedi di una volta
Riportiamo curiosità che, un tempo, apparivano sicuri rimedi.
Non pochi, afflitti dalla caduta dei capelli, ai nostri tempi, provano fiduciosi quanto consigliato da produttori di rimedi miracolosi che, poi, tali non si rivelano.
Nel ricercare abbiamo rintracciato un testo del 1522, che riporta, a proposito, l’impiego dell’assenzio, in Acri detto erba janca (erba bianca), per il colore argenteo delle foglie. Vi si legge: “Alli capelli che cascano. Alla tigna”. La ricetta è questa: “Anchora lo assentio val alla alopecia over alli capilli chi cascano: et alla tigna: Piglia dello assentio et della spica celtica: de luno et de l’altro quanto te piace et fa boglir nel vino et con quisto lava el capo”. Sarà efficace? Ne dubitiamo.
Se l’efficacia fosse stata tale, da quell’epoca a oggi, ognuno avrebbe eliminato l’inconveniente.
Altro rimedio che si consigliava è il seguente: “Anchora lo aglio giova a quelli che cascano li capilli p(er) li humori putridi se messideranno lo aglio pisto con olio de papavero overo con fezza de olio comune et con quello unge el loco et vale”. Altro, ancora, è l’uso del sedano: “Anchora lo apio vale a quelli che cascano li capelli quando ello serra boglito con lo aurotano dentro la lessia nella quale se lava el capo”.
Non c’è che dire: belli intrugli, ma chissà la puzza che se ne sprigionava!
Il citato testo del 1522 riporta altro “prodigioso” rimedio, rifacentesi a quanto suggerisce Avicenna, per alcuni mali da trattarsi con l’acetosa (in dialetto acitusèlla): “Dice Avicenna che la radice suspesa al collo vale a quelli che anno le scrofule. Anchora el succo de acetosa overo la decotione con el vino vale al dolore de denti se si lavera la bocca. Anchora la radice sua pista et boglita in vino (…) rompe la pietra nelle rene”. E, ancora: “la decotione dello aglio con mastici et piretro vale al dolore delli denti quando con essa si lava la bocca”.
Non pochi poteri li ha l’aneto, pianta aromatica delle ombrellifere: “lo olio de aneto vale alli dolori delli nervi et gionture mescolando con lo onguento di altea”.
Ancora: “lo olio de aneto vale alli dolori delle orecchie et desecca la sua humidita mescolando con olio de mandole amare et messo nella orecchia tepido”.
Avicenna, però, avverte che “usando troppo lo aneto indebilisce la vista”.
Forniamo, ancora, pillole di erboristeria del 1522, ritornando sulle virtù dell’aneto, incominciando con un qualcosa che ha afflitto alcune nostre mamme, fino a tempi a noi non lontani: la calata e l’aumento del latte.
Cediamo all’erborista: “Anchora la polvere de aneto tolta nel brodo de carne overo in altra vivanda vale a far crescere el latte alle donne”.
Una domanda: – Avete fiato pesante? -. Questo il rimedio suggerito, per il quale si cantano le lodi del sedano: “Lo seme dello apio masticato vale al fetore della bocca”.
Il “succo dello apio milio solis et sassifraga et semence de alkakengi: et de questi fanne syropo con vino et zuccharo e buona per rompere la pietra quando questo se beverà”.
Il riferimento, come i lettori avranno compreso, è alla calcolosi renale.
Ecco hn altro suggerimento contro la caduta dei capelli. Chi volesse può sperimentare questo e gli altri rimedi, nella speranza che siano validi: “Anchora lo apio vale a quelli che cascano li capelli quando ello serra boglito con lo aurotano dentro la lessea nella quale se lava el capo”.
Attenzione al sedano, però! Chi non ricorda, fra gli anziani, gli avvertimenti dati alle donne incinta su cosa dovessero mangiare o meno. L’erborista avverte: “Et quelle che lattano li putti se debbano astenire dallo apio: a ccio che lo puto non si facci stolido et etiam non li vegni el morbo caduco”, ossia non contragga l’epilessia.
Quanto riportato sta al vostro giudizio. Per noi sono curiosità.
Giuseppe Abbruzzo