Dell’autonomia differenziata e del referendum come occasione da non perdere

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Sul fatto che la cosiddetta legge Calderoli sull’autonomiadifferenziata rappresenti un colpo al cuore per il Mezzogiorno,riteniamo sussistano pochi dubbi, se è vero, come è vero, che glistessi Governatori di destra – sebbene tardivamente – stiano facendo sentire la loro voce contraria. In buona sostanza, con la legge suddetta, si conferisce alle Regioni una maggiore autonomia in temi prima di competenza centrale, tra cui sanità lavoro, infrastrutture, sanità, con possibilità, per le regioni più “virtuose” ,di trattenere maggiori entrate fiscali.

E’ facilmente intuibile – come abbiamo avuto occasione di affermare – che chi è più ricco lo sarà ancora di più, mentre chi arranca, farà ancora più fatica a recuperare il gap, già oggi consistente.

A tutto questo aggiungasi che la stessa migrazione sanitaria, a oggi valvola di sfogo per chi non trova in loco la possibilità di curarsi, sarà resa ancora più difficoltosa e le Regioni più ricche potrebbero, in virtù della maggiore autonomia, chiedere ai cittadini di pagare in proprio prestazioni che le Regioni di origine fanno già oggi fatica a pagare. In pratica si realizzerebbe il sogno della Destra di avere una sanità privata, affossando definitivamente quella pubblica. L

Immaginate una nave in mare che naviga senza problemi e una piccola imbarcazione che già oggi fa fatica ma che può contare, in nome di un sacrosanto principio di solidarietà e sussidiarietà,sull’aiuto della nave grande per coloro che, dall’altra e malmessabarca, necessitano di cura. Se la nave decidesse di interromperel’accoglienza, garantendola semmai solo a pagamento, per i malcapitati della barca non resta che la morte. Purtroppo, e non è un mistero, la Calabria difetta di Centri di alta specializzazione e non certo per colpa dei calabresi ma per responsabilità trasversali e storiche di una classe politica totalmente incapace e animata da sempre da interessi piccoli e di bottega. Con la legge sull’autonomia differenziata i calabresi devono avere contezza che essa potrà tradursi in minori possibilità di cure al di fuori della propria regione, quelle cure fino a oggi garantite a condizione di “emigrare” verso altre e più fornite realtà.

Le opposizioni, per una volta unite, sono corse ai ripari, proponendo un referendum che, è facile ipotizzare, vedrà un’ampia e massiccia partecipazione. In particolare, c’è da augurarsi, che i calabresi facciano sentire alta la loro voce dissonante. Votare a favore del mantenimento di una legge iniqua e penalizzante per il Sud, sarebbe l’apoteosi dell’autolesionismo. La folla di gente ai banchetti per la raccolta delle firme lascia ben sperare.

Nell’opposizione a questa legge c’è ben più di una contrapposizione politica, c’è un’avversione verso una visione del mondo nella quale chi più ha, meno versa per lo Stato e chi arranca viene lascato ai margini. E’ il principio stesso di sussidiarietà che viene sacrificato in nome di una visione individualistica e manageriale che mal si concilia con uno Stato unitario. Il referendum dovrà essere l’occasione per dire no a questa visione del mondo e per la riaffermazione di principi che non possono mai essere messi in discussione.

L’augurio è che non si ripeta quanto avvenuto nel 2022: in quell’occasione molti percettori di reddito di cittadinanza hanno votato convinti per Giorgia Meloni, alla quale riconosciamo un’infinità di incoerenze – dalle pensioni, col paventato superamento della Legge Fornero, alle accise, alla politica internazionale – ma su una cosa le va riconosciuta una fedeltà assoluta a quanto promesso in campagna elettorale ed è l’abolizione di quella misura a sostegno dei più deboli. Chi l’ha votata e percepiva quella misura, sapeva benissimo che votava per chi l’avrebbe privato di un sostegno essenziale.

L’augurio è che nel Referendum il Sud non ripeta lo stesso errore e si precipiti a dire no a una misura che penalizza fortemente chi già oggi versa in condizioni non facili. Per finire una domanda provocatoria per i sostenitori della favoletta seconda la quale il Sud vivrebbe alle spalle del Nord: se fosse dunque vero questo assioma, come mai il ladro vive sempre peggio e il supposto derubato è sempre più ricco? 

Massimo Conocchia

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