Incendi, cosa fare?

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Le temperature sopra le medie secolari non lasciano spazi a dubbi. Anche chi è scettico e non crede ai cambiamenti climatici deve rassegnarsi a accettare tale triste realtà.

Non sono un climatologo per analizzare le cause, ma un cittadino comune che registra gli effetti disastrosi per la natura e l’ambiente, oltre a danni pesantissimi per le finanze pubbliche, e non quando non ci scappa pure il morto.

Le alluvioni e adesso gli incendi imperversano dappertutto. Il fatto che in macchina, a casa, negli uffici, oltre che nei negozi, siano azionati climatizzatori e condizionatori ci dice che le temperature sono elevatissime.

Lo sappiamo tutti bene anche sul fronte energetico. Le tasche, già vuote dei cittadini per spese energetiche, si stanno ulteriormente svuotando.

Non si tratta evidentemente di una emergenza e di un fatto straordinario, ma di una questione ordinaria e strutturale consolidata nel tempo.

E’ possibile che ogni anno si raccontano e vedano in tv tali disastri ambientali? Si stanno assopendo pure lo stupore e la meraviglia. In riferimento a ciò, assistiamo a notizie di cronaca, perché la morte innaturale degli alberi è una forma di omicidio. Gli incendi sono per lo più dolosi, gli autori, assassini, spesso rimangono ignoti, non per incapacità delle forze dell’ordine, bensì perché lo Stato. culturalmente sbagliando, lo considera ancora un evento eccezionale e non è quindi attrezzato per fronteggiare con solerzia tali “fenomeni”.

Non predispone quindi, sufficientemente, impiego di risorse, mezzi e uomini. Cosa fare?

In primis, non basta la solidarietà dei principi, occorre stanziare fondi speciali dai quali attingere soldi anche per coloro che hanno subito danni economici a causa degli incendi, come fatto, in astratto, per le alluvioni.

Poi è fondamentale che lo Stato debba considerare la cosa pubblica come cosa propria, alla stregua di un privato, quindi deve essere un proprietario attento e non distratto per la tutela dei propri beni.

Invertire la cultura ambientale, oltre a inasprire le pene per tali spregevoli incendiari, forse mossi pure da interessi economici. Fare nascere, crescere e investire nella politica di prevenzione. I territori spesso non sono più custoditi e protetti, sono senza una adeguata manutenzione ad hoc. Il personale dello Stato che in passato svolgeva nei territori ruoli di prevenzione fattiva in tale ambito, andato in pensione, non è stato più reintegrato.

Ad esempio, non certo reintrodurre il militare obbligatorio, affermando invece con più forza la cultura della pace, ma il servizio civile obbligatorio forse sì.

I ragazzi maggiorenni, attraverso idonea formazione e congrua retribuzione, affiancati da esperti del settore (Protezione Civile,Vigili del Fuoco, ecc., utilizzando pure personale dello Stato, Regioni, Province e Comuni), potrebbero svolgere un ruolo importante di presidio del territorio, quasi le “Sentinelle del paesaggio”, supportati da uso di droni e altri idonei mezzi tecnologici.

E quindi investire concretamente nelle politiche attive sul lavoro, soprattutto dei giovani, spesso inoccupati, implementando tali essenziali settori strategici anche per l’ economia e il turismo..

Penso che la Politica, con la famosa P maiuscola, dovrebbe occuparsi di ciò. O no?
L’autonomia differenziata risolverà tali problemi? Speriamo che non li aggravi, come si teme.

Walter Manes

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