I Canti di Mariantonia Braile

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È dedicato alla prima poetessa arbëreshe, Mariantonia Braile (1894 – 1917), l’ultimo lavoro editoriale – in ordine di tempo – mio e dell’amico Francesco Perri, Progetto Editoriale FAA.

Si tratta di sei poesie originali dettate in punto di morte dalla poetessa a suo fratello Salvatore, poeta satirico sandemetrese, molto conosciuto.

Il libro, oltre alle sei poesie, trascritte in arbërishët, utilizzando l’alfabeto della lingua albanese – conosciuto come alfabeto di Monastir, contiene la prefazione del presidente FAA Damiano Guagliardi e gli autorevoli contributi del poeta Danta Maffia, del critico letterario Mario Gaudio.

L’opuscolo di circa sessanta pagine, inoltre, riporta integralmente i testi originali (rivista Il Popolano di Corigliano), le pagine su Mariantonia Braile del prof. Giuseppe Gradilone (Studi di Letteratura Albanese) e l’alfabeto della lingua albanese del manuale grammaticale del prof. Francesco Solano.

“Sono solo sei i Canti di Mariantonia Braile che il fratello Salvatore pubblicò presso la Tipografia del Popolano di Corigliano nel 1917, poche settimane dopo la sua morte, scrive il Presidente della FA (Federazione Associazioni Arbëreshe, Damiano Guagliardi in sede di prefazione del libro. E aggiunge “appena sei, ma sufficienti ad illustrare il dolore di una giovane mamma afflitta dalla morte del proprio figlio di otto mesi, con il marito lontano “in zona di guerra…. quasi demente in ospedale” e consapevole di essere prossima al gran trapasso perché il suo corpo è “corroso da un morbo inesorabile”. Sei Canti trascritti da Salvatore che la sorella Mariantonia gli ha recitato con sofferenza mentre il suo corpo debole era preso dall’affanno che le procurava la malattia. Sei Canti tra i tanti che lei aveva composto prima che venisse avvolta dall’ombra tenebrosa di un destino ostile che la stava portando prematuramente nel regno del silenzio assoluto”.

E conclude affermando  che “erano «i canti della sua giovinezza e della gioia, i canti della baldanzosa giovinezza agreste” che “ella portò seco nella tomba”, scrisse il poeta nella breve presentazione della raccolta pubblicata subito dopo il decesso di Mariantonia. Salvatore, che in poche righe rimpiange l’impossibilità di aver potuto conservare tutte le creazioni poetiche di Mariantonia, è talmente coinvolto da quell’imminente trapasso da rivolgersi a lei quasi scusandosi di averli tradotti in lingua italiana come meglio aveva potuto”.

Il 25 luglio il testo sarà presentato a San Demetrio Corone (chiostro del Collegio di Sant’Adriano) alle ore 18. 30.

Gennaro De Cicco

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