Inquinamento atmosferico, un problema che viene da lontano
Fra i vari tipi di inquinamento, quello atmosferico è sicuramente il più grave. Tuttavia, sbaglieremmo se lo considerassimo un problema recente o comunque moderno. Nel corso dei secoli passati l’aria in Europa è stata spesso assai meno pulita di oggi. A sostenerlo è dimostrarlo è il prof. Bjorn Lomborg, ex membro di Greepeace, Docente di Statistica presso l’Università di Aarhus.
La presenza di piombo nell’aria era nota già all’epoca dei Greci e dei Romani. In Inghilterra, Edoardo I, nel XIII secolo, convocò la prima commissione sull’inquinamento e fu costretto a vietare l’uso del carbone. In sintesi, l’inquinamento atmosferico viene da lontano e, negli ultimi decenni, si registra rispetto al passato un consistente miglioramento, specie rispetto ad alcuni inquinanti. Ciò che è sensibilmente cambiato negli ultimi decenni nel mondo occidentale è il monitoraggio di alcuni agenti, tra cui particolato, piombo e monossido di carbonio. La pericolosità delle particelle trasportate dall’aria è stata attenzionata negli ultimi venti anni, in quanto si è preso coscienza della loro pericolosità per la salute e segnatamente per le alte e basse vie respiratorie. Per quanto riguarda il piombo, la benzina verde, le marmitte catalitiche, il progressivo sviluppo delle auto elettriche hanno portato a una sensibile riduzione della diffusione di questo pericoloso agente inquinante. Il problema resta ancora nei grandi agglomerati urbani ma in misura sensibilmente inferiore rispetto a qualche decennio fa. La presenza di piombo, monossido di carbonio, anidride solforosa e particelle sono in diminuzione in tutto il mondo occidentale. Il problema è invece ancora drammaticamente grave nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo, specie in alcune realtà dell’India, Messico, Cina.
Negli anni 80 del secolo scorso il problema emerse drammaticamente. Ricordiamo, da giovani studenti a Siena, che il Comune vietò il traffico nel centro cittadino in quanto da una ricerca era emersa una correlazione tra la percentuale di bimbi nati malformati e l’elevato tasso di piombo nell’aria, favorita, tra l’altro, dalla notevole altezza delle costruzioni con vie non larghe, che rendevano difficoltoso il ricircolo dell’aria.
Negli ultimi 50 anni la qualità dell’aria nelle realtà occidentali è sensibilmente migliorata, grazie a una serie di provvedimenti e un sistema di monitoraggio con conseguenti misure (si pensi alle targhe alterne, ad esempio), che hanno permesso questo risultato. Ciò non vuol dire che respiriamo aria pulita ma che, rapportata al passato, la qualità della nostra aria è migliorata. I risultati ottenuti suggeriscono di proseguire in questa direzione, investendo, inoltre, in fonti energetiche alternative ai combustibili fossili, puntando su nuove fonti di energie rinnovabili, in particolare l’idrogeno. Sul cosiddetto “nucleare pulito” la discussione è in corso.
Diverso è il discorso per altri tipi di inquinamento, tra cui quello del suolo e delle acque e della diffusione di scorie e materiale tossico che finisce nel nostro cibo e in ciò che beviamo. Su quest’ultimo aspetto, però, la questione del monitoraggio è più complessa e gli interessi in gioco sono notevoli, mentre le risorse per contrastarle risicate.
Massimo Conocchia