Qualità delle cure, il Sud arretra ancora
E’ stata di recente pubblicata la graduatoria del 20 top-hub, ossia i migliori ospedali valutati sulla base delle SDO (Scheda di dimissione ospedaliera), in termini di complessità dei casi trattati (DRG: diagnosis related group) e per incidenza di pazienti giunti da altre regioni. Si tratta, in realtà, di una nota e poco gradevole conferma: di questi venti ospedali, 13 sono al Nord con la Lombardia che fa la parte del leone, seguita da Toscana, Emilia Romagna. Il Sud è presente nella parte avanzata della classifica solo con due centri: l’Ospedale dei Colli di Napoli e la Casa sollievo della sofferenza a San Giovanni Rotondo.
Si tratta di uno spaccato impietoso di un Paese a due o più velocità, con una parte che traina, una che si arrabatta e una che francamente arranca. Questa premessa era doverosa per capire come, con l’autonomia differenziata, appena approvata, le cose non potranno che peggiorare con le regioni più virtuose che verranno ulteriormente premiate e quelle in ambascia che vedranno inevitabilmente allargarsi la forbice e il divario, che diverrà sempre più marcato.
In buona sostanza, con la legge appena approvata, si introduce una modifica al titolo V della Costituzione con il riconoscimento, da parte dello Stato, dell’attribuzione a regioni a statuto ordinario di autonomia legislativa sulle materie di competenza concorrente ein tre casi di materie di competenza esclusiva dello Stato, tra cui lavoro, istruzione e sanità. Insieme alle competenze, le regioni possono anche trattenere il gettito fiscale, che non sarebbe più distribuito su base nazionale a seconda delle necessità collettive.
Si tratta, in buona sostanza, di una “secessione dei ricchi” (Ilfattoquotidiano) che potranno trattenere, sulla base di alcuni indicatori a loro favorevoli, un maggiore gettito, teoricamente destinato a una distribuzione collettiva. In pratica, chi più ha, potrà trattenere maggiori risorse, chi ha meno già oggi, domani sarà inevitabilmente più povero con minori possibilità di offrire servizi adeguati ai propri cittadini che saranno, ancora più di oggi, costretti a emigrare per vedersi garantiti diritti fondamentali, dalla salute all’istruzione.
Gli stessi governatori meridionali di Destra si sono ribellati tardivamente alla legge, avendone, finalmente, capito la pericolosità. Bisognava forse opporsi prima, quando l’iter era appena iniziato. Ci troviamo di fronte oggi a una pericolosa deriva che finisce per colpire i più deboli.
Non esiste più, attualmente, una netta caratterizzazione ideologica fra Destra e Sinistra – se si escludono i pericolosi revisionismi sul passato della prima –; la demarcazione tra i due campi si misura in termini di sostegno ai più deboli e ai disperati. La Destra fa della lotta a ogni misura di welfare un punto fisso della sua azione, mentre la Sinistra, sebbene in maniera convulsa e disorganizzata, continua a vedere nelle misure di sostegno ai più deboli, nella difesa della Scuola e della Sanità pubblica dei punti cruciali e non negoziabili.
La geografia del voto più e meno recente rende ragione di questa polarizzazione col al Sinistra sempre più forte al Sud e la Destra al Centro-Nord. Un Paese sempre più spaccato e diviso tra chi sta e vive meglio e chi sopravvive in mezza a mille difficoltà e senza tutele. La Germania ha cancellato la differenza tra le due parti del Paese dopo la caduta del muro in meno di venti anni. L’Italia dopo oltre 160 anni non solo non le ha azzerate ma le sta ulteriormente accentuando.
Massimo Conocchia