Immagini rarefatte e annebbiati ricordi

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Nel vortice di emozioni che, man mano che si avanza con gli anni, si affastellano nella nostra mente, riemergono con metodica ciclicità una serie di volti e personaggi. A cominciare dagli affetti e dalle  persone care che non sono più, tra le quali primeggia, imperiosa ed austera, la figura materna, che sembra volerci riportare a un tempo in cui si pensa di avere il mondo in mano e la contrapposizione con chi cerca di riportarti alla realtà con le sue insidie, i suoi inganni è talmente forte da far sembrare l’altro un ostacolo alle infinite possibilità che il mondo in quella stagione sembrava offrirci. Il furore di quegli anni si manifestava in una sorta di insofferenza che ritroviamo in parte nei nostri figli pur con un lessico diverso rispetto al nostro. Il nostro “lasciami in pace, tu non puoi capire” è divenuto oggi il “mollami” di nostro figlio. Con schemi e prospettive diverse, le parti, a ruolo invertito sono le stesse.

Che strano, eppure ci siamo sempre ripromessi di non fare gli stessi errori, per ritrovarci oggi nelle vesti che ieri vedevamo con certo antagonismo. Certo i temi erano diversi, in primis la politica, nella quale le nostre scelte erano condivise dal genitore e criticare da nostra madre, che ci invitava a non schierarsi perché non si sa mai. Era una donna buona nostra madre e molto generosa ma l’avere vissuto in un tempo difficile l’aveva portata a temere sempre da questo o quello e a tenere un atteggiamento bonario di fronte agli eventi e a chiunque si proponesse come il salvatore del mondo. Era stato questo atteggiamento, nei suoi anni giovanili, uno strumento di sopravvivenza e faticava a distaccarsene.

Nostro padre, invece, aveva combattuto il fascismo nelle forme in cui poteva, osteggiando e non piegandosi ai piccoli gerarchi e, all’indomani dell’8 settembre, scagliandosi contro quelle stesse persone che fino al giorno prima sembravano essere i padroni del mondo, salvo poi nascondersi in ogni anfratto per sfuggire a vendette e rappresaglie.

Durante le elezioni del ’48 nostro padre fu tra quelli che imbrattarono con escrementi i manifesti della DC. Alcuni suoi compagni furono processati  e assolti in pretura, per vilipendio alla bandiera italiana per avere incendiato il palco che ospitava ad Acri l’onorevole Almirante. Per uno strano paradosso della storia, furono processati non per il tentato pericolo alla vita del deputato missino ma per avere incendiato la bandiera italiana, che era sul palco. Alla domanda del pretore del perché lo avessero fatto, la risposta univoca fu che non si trattava della bandiera italiana ma di una bandiera con un carciofo.

Chi ricorda il simbolo del MSI ricorderà che la fiamma tricolore sulla bandiera ricordava un po’ un carciofo. La risposta suscitò l’ilarità del pubblico, allora in maggioranza comunista, e furono assolti per non avere commesso il fatto. Per chi aveva vissuto sulla propria pelle le angherie del fascismo vedere un erede di quella ideologia che si prendeva il lusso di riproporre sotto mentite spoglie quella visione del mondo era un affronto troppo grande. Chi sa cosa penserebbero oggi gli attori della vicenda appena citata nel vedere un Presidente del Consiglio e un Presidente del Senato che pure  vengono da quella formazione missina. Meglio non porsi certe domande.

Nella carrellata di figure che nottetempo popolano i nostri sogni non mancano le amicizie giovanili, tra le quali troneggia Silvio, il nostro amico d’infanzia più caro, stroncato a 33 anni da un infarto. Vivevamo entrambi nel popoloso rione della case popolari e, per contrappasso, sognavamo una vita da adulti speculare a quella vissuta. Non che ci mancasse l’essenziale ma potevamo disporre giusto di quello: un tetto sotto la testa e un piatto caldo e, rispetto ai nostri fratelli, delle scarpe nuove ad ogni stagione. Entrambi ci siamo impegnati per migliorare una certa condizione.

Un destino beffardo rapì Silvio mentre era nel pieno dinamismo e stava per fare un passo importante, che avrebbe ulteriormente migliorato la sua condizione. Tante altre figure chiedono ospitalità nei nostri sogni quotidiani, di alcune faremmo volentieri a meno ma i sogni sono così, imprevedibili. Il nostro inconscio ci propone tutto ciò che con la ragione a volte rigettiamo costringendoci a fare i conti col nostro vissuto e con i tanti momenti di vita che vorremmo cancellare ma ci sta.

Massimo Conocchia

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