L’esame di maturità

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La ricorrenza degli esami di maturità, ogni anno, scatena l’attività di social, di piazza, di tutti i bar, tutti ne parliamo.

Sono, siamo tutti a dire della nostra antica esperienza, il ricordo ritorna vivissimo.

Sono, siamo tutti a dare consigli, mai richiesti, dettagliando nello specifico cosa fare, cosa pensare, cosa sognare la notte prima e, soprattutto, cosa non.

E’ cosa buona e giusta, sono, siamo un popolo di santi, poeti, navigatori ma all’occorrenza anche sociologi e psicologi.

Tra un augurio e un rimprovero ai nostri figli maturandi, mi sono imbattuto in questa foto, che rompe immediatamente il circolo delle parole e riporta un papà, una mamma a ricordare quanto questa sia, invece, una quotidianità dimenticata e non una ricorrenza e a pensare “cosa posso augurare a quel bambino e cosa devo rimproverare a me stesso?”

La retorica mi verrebbe anche in aiuto, si dirà che siamo fortunati a nascere in questa metà del mondo e a quanto non ne abbiamo coscienza, si dirà di quanto non sappiamo cogliere la semplicità di un giorno senza rumore ed intristirsi a pensare a quale puo’ essere quella di una bomba, si dirà come può quel bambino studiare, dimenticando quando i nostri bambini non vogliono andare a scuola perché c’è la neve e fa freddo.

Abbiamo scelto per i nostri maturandi l’outfit migliore, guai a chiamarlo jeans e maglietta, li aspetteremo all’uscita del liceo, a casa troveranno la torta, scopriranno un regalo e sarà tutto normale e dovuto, è il giorno della maturità, sarà il loro ricordo più grande ma quel bambino che ricordo ha?

Io ho solo da augurare alle mie bambine, ai maturandi di studiare per diventare capaci di discernere il bene dal male, la vanità dalla necessità, la fortuna dal destino, la volontà dalla delega, l’umanità dall’orrore umano.

Io devo rimproverarmi che non è di un santo o di un navigatore o di un poeta che questo mondo ha bisogno ma di pace e io devo battermi il petto per non essere stato capace di urlarlo se non al vento dell’ipocrisia che sfiora soltanto le coscienze.

Fatelo voi ragazzi, urlate forte, sui social, nelle piazze, nei bar, ricordatevelo sempre, non solo oggi, la maturità non è un esame, è un dovere e, soprattutto, mai un ricordo perché voi siete uomini e voi siete donne e avete un futuro, lui è solo un bambino e non ne ha.

Angelo Bianco

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