Si dice, ma non è vero

Si dice che, dopo l’unità d’Italia le cose cambiarono dalla notte al giorno.

Noi che dubitiamo anche di noi stessi abbiamo voluto, come al solito, verificare quanto si dice e s’insegna nelle nostre scuole.

Chi non ha sentito e sente che i Borbone erano corrotti, ecc. ecc. ecc., mentre i Savoia erano adamantini e veri “giustizialisti”. Una prova?

Si comunicava, al giornale “L’Avanguardia” – che si pubblicava in Cosenza e al quale s’inviavano corrispondenze dall’intera provincia – una perla relativa al Consiglio comunale di Cerisano, che sconfessa quanto, normalmente s’è sostenuto e si sostiene. Quel Consiglio, riunito in seduta ordinaria, ebbe luogo il 20 ottobre 1878.

“Sentirete cose nuove e meravigliose, – scriveva il corrispondente – che io avrò il coraggio di dire senza ambagi e palliativi di sorta, e che sosterrò in faccia a tutti.

Per ora mi limito a dirvi che piglieranno parte alle sedute 5 – scusate s’è poco – dico cinque consiglieri, che hanno usurpato i beni comunali, ed ai quali il Consiglio, fin dal 5 agosto, deliberò d’intentare giudizio.

Io ne ignoro il perché, ma tale deliberato, è rimasto finora lettera morta.

Pare che il nuovo Prefetto voglia farlo rivivere, e a lui rigido osservatore della legge, raccomando la sorte del mio povero comune”.

Si penserà che il corrispondente avesse qualche remora a far nomi. Invece prosegue: “Se volete sapere i nomi di questi cinque consiglieri ve li dico subito.

Tre sono i fratelli Zupi, Gio: Battista, Gabriele e Saverio, dei quali sto intessendo la biografia, che sarà una vera delizia.

L’altro è un tal Camillo Caracciolo, un fabbro ferraio, che ha l’anima come il corpo… tutto tondo!

L’ultimo è il prete Domenico Perri Pelliccione, i cui fasti sono celebrati in una canzone popolare, che in qualche momento di buon’umore vorrò pubblicare. Se vi facessi leggere le fedi di perquisizioni di certi altri consiglieri vi fareste il segno della croce. Vi darò questo fastidio un altro giorno, perché ora debbo smettere per non sentirmi rivoltare lo stomaco.

Eppure certe autorità hanno in parte la colpa di questi scandali incredibili, ma veri”.

Per le autorità, in poche parole, tutto era regolare, anzi regolarissimo.

Garibaldi non aveva detto che le terre usurpate bisognava assegnarle a che le lavorava?

Le cose si dicevano e si dicono, ma lo si fa con convinzione, tanto che tutto continuò a funzionare come prima, anzi peggio di prima.

Erano cose che avvenivano solo a Cerisano?

Purtroppo quanto descritto era diffuso in molti Comuni, Acri compreso.

Bisogna dire, a chi avesse voglia d’indagare, che le usurpazioni demaniali furono una piaga, durante la dominazione borbonica, ma, incredibilmente, furono legalizzate in alcuni casi (?) da chi prometteva giustizia.

Aveva ragione il popolo che evidenziava che dove il giudice “pendeva”, la giustizia moriva.

La “giustizia” nuova, fu, perciò, sempre favorevole ai forti e agli intrallazzasti di sempre.

E il popolo sovrano? Lo era e lo fu solo a parole. I gattopardi; gli uccelli grifagni salirono sul carro del vincitore e tutto rimase come prima, se non peggio di prima.

W l’Italia!

Giuseppe Abbruzzo

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