Del decoro istituzionale…..

Il 28 maggio scorso, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è recata a Napoli per l’inaugurazione del centro sportivo “Pino Daniele” a Caviano.

In quello che doveva essere un incontro istituzionale, la Presidente del Consiglio, con impeccabile organizzazione del suo staff, ha pensato bene di togliersi un sassolino dalle scarpe e, nel salutare il Governatore De Luca, ha detto: “Presidente De Luca, come sta? Sono la stronza della Meloni”.

Il riferimento diretto era a una frase carpita a De Luca durante un dietro le quinte, con la quale aveva etichettato il presidente del Consiglio con quell’epiteto, decisamente fuori luogo.

Ora, al di là delle offese, sempre condannabili e delle intemperanze di De Luca, la “vendetta” a freddo del Presidente del Consiglio ci è sembrata più una scaramuccia di quartiere, che poco si addice a una delle più alte cariche dello Stato.

Un mostrare i muscoli e rispondere a tono alle offese – architettando il tutto in modo da giocare di sorpresa, prendendo in contropiede l’interlocutore in modo da impedire una replica, verso le quali, probabilmente si è abbastanza insofferenti – che dimostra rancore e un desiderio di rivalsa che, ribadiamo, lo troviamo francamente fuori luogo. Parallelamente, l’atteggiamento di De Luca, è stato altrettanto stupefacente, in quanto, intervistato nell’immediatezza, si è limitato a un laconico “siamo persone educate, l’ho salutata”.

Non sono mancati i supporter della premier, orgogliosi del fatto che la stessa abbia restituito l’offesa, mettendosi però, su un piano poco confacente al ruolo e alla situazione. L’offesa di De Luca va condannata, senza se e senza ma. Mettere le due situazioni su un piano parallelo, ci pare, però, non giusto. Nel primo caso si trattava di un dietro le quinte e l’offesa è stata carpita da una conversazione non pubblica. L’episodio di ieri è stato studiato per restituire, pubblicamente, un’offesa a distanza di mesi e le due cose, se ci permettete, non sono assimilabili. Un capo di governo di uno dei paesi fondatori dell’UE, con una storia gloriosa, una volta eletto rappresenta non solo se stesso e la propria parte ma un intero Paese,
che ieri ha faticato a identificarsi in quel gesto. Precisiamo che non siamo simpatizzanti del governatore campano in alcun modo. La questione va al di là della tifoseria e si iscrive in un modo di fare e di intendere le istituzioni che troviamo francamente poco adatto all’onore a la prestigio del nostro Paese. Le faccine e i gesti di coprirsi il capo in parlamento – ripresi dalla stampa internazionale – potevano in qualche modo intendersi come degli scivoloni, magari istintivi. Il gesto di Caviano, no.

E’ stato pensato, voluto e organizzato. Chiediamo scusa ma non riusciamo a immaginare De Gasperi, Moro, Berlinguer, Spadolini, Andreotti, Prodi, per restare a casa nostra e non scomodare Churchill, Mitterand, Angela Merkel o Elmuth Koll, in una scena simile a quella a cui abbiamo assistito ieri. In pratica, il messaggio che si è voluto inviare è stato pressappoco di questo tenore per come lo abbiamo inteso “Se tu mi dai della stronza io ti restituisco l’offesa e rincaro in pubblico”. Poco importa che si fosse lì per un incarico istituzionale, le piccole beghe personali hanno avuto la meglio.

Oltretutto, riteniamo questo modo di fare, in definitiva, un boomerang. Automaticamente la vicenda di ieri ha riproposto con più forza il video di De Luca con maggiori possibilità di diffusione. Un po’ come come per la vicenda Scurati: si è permesso a vicende, che probabilmente avrebbero avuto una risonanza limitata, di essere fortemente amplificate, offrendo oltretutto al governatore della Campania di uscirsene, in una seconda e successiva dichiarazione pubblica, con una delle sue “perle” : “Meloni ci ha tenuto a rivelare la sua vera identità e noi concordiamo… ”. In fondo era abbastanza prevedibile tutto. La domanda è sempre la solita: era necessario?
L’immagine del Presidente del Consiglio ne è uscita rafforzata? Lasciamo ai lettori ogni conclusione.

Massimo Conocchia

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