La Notte di Natale
Martedì 28 maggio c.a. si è concluso il minitour per la presentazione dell’albo illustrato “La Notte di Natale” di Vincenzo Padula, pubblicato dalla casa editrice Coccole books su impulso della Fondazione Vincenzo Padula in sinergia con l’Amministrazione Comunale di Acri. L’evento ha concesso alla cittadina presilana le luci della ribalta al recente Salone Internazionale del Libro di Torino, con replica fra le mura casalinghe della presentazione del progetto editoriale al cospetto di una nutrita e interessata platea.
La casa editrice per bambini e ragazzi di Ilario Giuliano e Daniela Valente si è avvalsa, per corredare l’albo, delle illustrazioni di Lucia Scuderi, che è sicuramente riuscita nell’intento di sottolineare come le sofferenze del parto, non patite da Maria, siano in realtà da individuare nel tragitto compiuto dai due sposi nel tentativo di trovare riparo per consentire al miracolo della nascita di Gesù di avverarsi. Un viaggio che termina in maniera quasi estatica con la Madonna che raccoglie il frutto del suo peregrinare e se lo ritrova in grembo al risveglio.
Degno di nota il video, proiettato in sala nel corso della presentazione, che ripercorre i versi del poeta acrese snocciolati dalla coinvolgente narrazione affidata alla voce di Fabio Curto:un caldo abbraccio che accompagna Giuseppe e Maria nella lunga e fredda notte. Un racconto che si conclude con la ninna nanna impreziosita dal contributo sonoro e canoro di Salvatore Reale e Francesca Donato, curato dal fonico Cosimo Guglielmello cuiè toccato il compito di assemblare la musica composta ed eseguita dal Reale all’interpretazione fornita dalla voce sopranile della Donato, ammantando l’ambientazione poetica con le sonorità più confacenti alla miscellanea emozionale che aveva travolto Maria nel ritrovarsi fra le braccia il divino frugoletto.
Un cinguettio che scorre lungo il giro armonico che fa da cornice ai toccanti versi del Padula, dai quali ben si comprende il compito salvifico assegnato dal Padre al Figlio, intellegibile agli occhi di Maria che intravede in quelli assonnati del bambinello il progetto di Dio.
L’assonanza fra la voce cristallina e la sapiente chitarra evidenzia lo struggimento per aver adempiuto alla volontà di Dio. Un sentimento che a tratti offusca la gioia del momento, la sensazione di smarrimento nello stringere fra le braccia il figlio di Dio: “’A mamma è povarella, ‘u figliu è Diu”.
È il canto consolatorio di una madre che vuole proteggere la propria creatura, vuole stringerla al suo petto, consapevole che dovrà separarsene nella maniera più cruenta e immaginabile: “Pe’ mo, duormi scuitatu: tannu, pua C’è mamma tua.”
Un messaggio chiaro che dall’800 giunge ai nostri giorni con una connotazione attualissima: il sacrificio di una madre che si è arresa consapevolmente al volere divino stride colpevolmente con quanti ancora costringono troppe madri a rinunciare ai propri figli, vittime di guerre ingiuste e di insopportabili condizioni esistenziali: “U munnu è malandrinu, e si t’appura, Oh, chi sbentura!”
Giuseppe Donato