La scuola presidio di democrazia
Lo sono sempre state, dove c’è una scuola c’è un collettivo che collabora, sono in atto processi di socializzazione, di partecipazione e scambi generazionali, più o meno pacifici. Dove c’è una scuola c’è ascolto, accoglienza, apprendimento, sicurezza, c’è movimento collettivo, c’è azione sociale, valutazione, creatività, ci sono persone esperte che discutono, che si accordano e che negoziano. Le scuole sono luoghi plurali, arene sociali complesse che accolgono e filtrano il mondo. Investite da processi di trasformazione molteplici le scuole sono spazi sociali da preservare e coltivare e restano, nonostante tutto, i primi presidi della produzione quotidiana di democrazia.
Le scuole sono attori sociali e istituzionali presenti in tutti i tipi di territori, quelli urbani centrali e periferici, quelli montani o di mare o di collina, luoghi peculiari dove si vanno a tradurre, ogni giorno, le contraddizioni delle nostre società. Sono i primi attori sociali a soffrire dei rischi di spopolamento e sono i primi contesti a doversi cimentare con l’integrazione culturale e con il disagio delle nuove generazioni. Argine all’esclusione sociale, spazio di accoglienza delle diversità, ma anche luogo dove rischiano di riprodursi tutte le diseguaglianze sociali e di genere di cui è investita la nostra vita sociale. Le scuole sono tutte diverse tra loro, ognuna è un mondo, eppure tutte hanno standard comuni e processi di allineamento istituzionale, sono luoghi di innovazione ma anche di conservazione, aprono al mondo e allo stesso tempo lo tengono fuori.
Luoghi di traduzione di interessi politici, spazio in cui si sono riversate negli ultimi decenni molteplici riforme che, con accenti culturali diversi, hanno stressato un tessuto istituzionale fragile ma resistente. Luoghi di formazione delle generazioni, dove si formano valori e disvalori, dove si pratica il dissenso e la conformità. La scuola è il luogo della transizione all’età adulta, alle scelte universitarie e professionali, è un mondo di confine verso ciò che ogni studentessa e studente diventerà.
La scuola è questo e molto altro. La scuola è attraversata dalle metamorfosi della democrazia ma quali strategie mette in atto per restarne presidio e fautrice? Molti i protagonisti che vivono esperienze di “presidio” della democrazia in diverse zone del nostro paese e in diversi ambiti. Ne voglio citare solo alcuni. Eugenia Carfora è la dirigente dell’Istituto Morano di Caivano, un paesino di 37 mila abitanti a Nord di Napoli, dove la dispersione scolastica raggiunge i livelli più alti d’Italia. È una figura simbolo della nostra scuola perché la struttura che dirige si trova nel Parco Verde, una delle piazze di spaccio più grandi d’Europa. Lì in mezzo ci sono droga, prostituzione, degrado.
A ogni ora. È commendatore della Repubblica per l’impegno profuso nell’educazione dei giovani contro i Clan. Nel 2020 è stata considerata la migliore preside d’Italia. ÀP, l’Accademia Popolare dell’antimafia e dei diritti di daSud. Si tratta di un progetto educativo, sociale e culturale che dal 2016 vive di spazi rigenerati e propri all’interno di una scuola del quadrante sud-est della di Roma nella zona di Cinecittà-Don Bosco nel VII Municipio di Roma. Un esperimento unico in Italia, frutto di un’alleanza tra scuola, terzo settore e istituzioni, con cui AP punta a contrastare la dispersione scolastica, valorizzare il ruolo della scuola come primo presidio antimafia e rilanciare la periferia.
Per farlo usa anche l’hip hop, una pratica formativa per sviluppare la creatività dei giovani e andare incontro alla loro vita attraverso l’uso della parola. Tra i rapper che collaborano con AP c’è Kiave, pseudonimo di Mirko Filice, un rapper italiano di Cosenza, luin lavora con le parole e la sua arte in stretta relazione con giovani a rischio di esclusione e di marginalizzazione nelle scuole e nelle carceri minorili. Arrevuoto, la pratica di teatro pedagogico nata a Napoli, nei quartieri di Scampia, grazie all’impegno di registi, attori e formatori che si sono impegnati con giovani a rischio di dispersione e marginalizzazione per ridare loro speranze, dignità e formazione creativa.
Queste solo alcune delle tante esperienze creative che in Italia provano a fare presidio di democrazia. Esperienze esemplari che ci fanno pensare e dire con certezza che un’altra scuola è possibile.
Assunta Viteritti