Lento pede

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Andare piano, procedere con saggezza, lentamente ma anche con costanza, senza esitazione, andare con lentezza ma costantemente senza recedere, proseguire senza tentennamenti. Un andamento lento ma con una certa decisione, come siamo noi del sud, lenti si, ma inesorabili. Una metafora, un moto dello spirito, un modo di essere di molte culture meridionali, qualcosa che ci appartiene. È l’immagine usata per titolare un bel lavoro di ricerca realizzato da un gruppo di ricercatori dell’Università della Calabria coordinati e diretti da Domenico Cersosimo e Sabina Licursi: “Lento pede. Vivere nell’Italia estrema”, si tratta di una ricerca sul campo realizzata tra il 2021 e 2022, in quella terra di mezzo che è stata la pandemia, da circa 30 ricercatori tra sociologi, economisti, giuristi, politologi che hanno analizzato le condizioni di vita di 63 paesi della Calabria interna.

Una aggregazione di comuni da nord a sud della regione che comprende territori montani, collinari e costieri nelle province di Cosenza, Crotone, Catanzaro e Reggio Calabria. Il libro parla di noi oggi, come vivono i calabresi, come pensano il presente e il futuro.

La ricerca analizza le più recenti (ma anche antiche) trasformazioni sociali e demografiche della nostra regione. Oltre alla demografia è analizzato lo stato dei servizi pubblici, della scuola, della sanità e della mobilità. Per la realizzazione di questa ricerca sono stati intervistati amministratori pubblici, insegnanti, medici, dirigenti scolastici, amministratori pubblici e anche alcuni parroci. Il lavoro ha analizzato le associazioni, le esperienze di innovazione sociale e la vita quotidiana di molti calabresi, di molte età e provenienze sociali.

Sono state realizzate interviste telefoniche a 572 giovani tra i 18 e i 39 anni e 428 genitori di figli non maggiorenni. Un lavoro collettivo e sociale alla ricerca delle più recenti trasformazioni della nostra regione, per andare oltre le immagini stereotipate e deformate che spesso sono proiettate su questa terra.

L’indagine mette a fuoco molti problemi: lo spopolamento, i bisogni sociosanitari senza risposte, le scuole che si svuotano, le questioni economiche, quelle dei giovani e delle donne. Una narrazione profonda, metodologicamente fondata, arricchita da un linguaggio denso e autentico. Il libro che cerca, e trova, “altri sguardi” capaci di cogliere movimenti più profondi, lenti, e importanti. Il libro si interroga, con fondatezza di dati e di interpretazioni, sui futuri possibili, futuri che sono proiezioni di questo presente ma che non indugiano in immagini catastrofiche e negative. La Calabria per essere conosciuta oggi deve essere pensata con nuovi codici che non vogliono coprire i problemi e che non vogliono minimizzare le criticità.

Ma dobbiamo pensare la Calabria in altri modi, vitali e prospettici, questo è possibile e necessario. Questa ricerca ci accompagna a conoscere una Calabria dove non vincono gli stereotipi negativi della fuga e dell’arretratezza, piuttosto una Calabria “lento pede” che vive tra restanze, partenze e ritorni e che in questi movimenti, secolari e sempre nuovi, cerca le sue nuove possibilità.

Le aree marginalizzate non sono spente ma per accorgersene bisogna adottare altri sguardi capaci di andare oltre le questioni critiche di aree demograficamente rarefatte, con pochi bambini, pochi giovani, sempre meno donne in età fertile, lavoro introvabile, tanti anziani e con una dotazione di servizi pubblici in contrazione.  Serve un nuovo sguardo per guardare e conoscere da vicino i cittadini calabresi che scelgono di restare, la loro voglia di continuare a vivere in contesti appartati e diversamente appaganti. Quello che serve è dare potere decisionale ai cittadini, avere il coraggio delle sperimentazioni politiche dal basso per far diventare strategie, progetti, azioni le visioni di futuro che maturano in questi luoghi.

Questa bella ricerca sarà discussa con la partecipazione degli autori il 25 maggio (dalle 17:30 alle 19:30), a Acri, presso il caffè letterario, a Palazzo Sanseverino, Piazza Giovanni Falcone. L’iniziativa è promossa da Hortus Acri, con la partecipazione del Comune di Acri, di Cittadinanzattiva, una organizzazione che promuove l’attivismo dei cittadini, Riabitare l’Italia, un’ampia rete nazionale di studiosi interessati allo studio delle aree interne. L’invito è per tutti i cittadini e le cittadine, giovani e adulti, professionisti, insegnanti, medici, studenti, che insieme, in uno spazio pubblico, potranno riflettere insieme su questa terra di margine che abitiamo e che ogni giorno scegliamo.  

Assunta Viteritti

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