Una pagina di storia acritana opportunamente fatta dimenticare
Il suddetto ricoprì, non sappiamo per quanto tempo, la carica di presidente della Cassa di Prestanza Agraria unita alla Congregazione di Carità di Acri.
I seguenti sono documenti interessanti per chi avesse voglia di ricostruire la vita di detta cittadina in quegli anni.
Il 16 maggio 1920, perciò, il Capalbo indirizzò all’ “On. avv. Sig. Tommaso Arnone, Cosenza” la seguente lettera:
“Egregio ed onorevole amico, credo abbi conoscenza che esiste qui una cassa di prestanza agraria, la quale non può funzionare per la cocciutaggine di qualche impiegato della prefettura. Si tratterebbe dunque di far approvare dal prefetto:
1° la deliberazione che designa a cassiere il sig. Luigi Feraudo;
2° la deliberazione del R. Commissario, con la quale si autorizza lo svincolo delle somme di pertinenza della cassa ed erroneamente intestate al Comune.
Sarà bene poi far intendere al Prefetto, se mai alcuno abbia fatto intendere a lui, che non apparteniamo noi agli sbafatori del pubblico denaro, e che se facciamo alcuna cosa, essa facciamo perché teniamo troppo a cuore i pubblici interessi. Contrariamente a questa giusta richiesta io, il segretario e tutta l’amministrazione, costretti all’inazione, ci troviamo nella dura necessità di dimetterci.
Ti prego dunque di far mandare approvate le due deliberazioni con cortese sollecitudine, anticipandone molti e molti ringraziamenti.
Saluti cordiali anche dagli amici
Tuo sempre
Filippo Giuseppe Capalbo”
Come fossero andate le cose non sappiamo dirvelo.
Sarà interessante, ancora, conoscere la bozza del seguente manifesto tracciato sullo stesso foglio:
“Cassa di Prestanza Agraria
Aggiunta alla Congregazione di Carità
del Comune di Acri
Si rende noto al pubblico che la Cassa di Prestanza Agraria di questo Comune, è disposta da oggi ad erogare prestiti agli agricoltori, che vogliono acquistare del bestiame, al tasso del 4% e fino alla concorrenza di £ 2.000, a norma della deliberazione del 16.8.1919”.
Acri 23 maggio 1920
Il Presidente Il segretario”.
Com’è noto il mondo è dei maneggioni e non di chi si batte per il bene comune.
Giuseppe Abbruzzo