L’agire medico tra “scienza, coscienza”, burocrazia e mai perfetto sapere

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L’azione medica è quanto di più insidioso possa esserci tra le attività umane. Il medico si muove tra conoscenze scientifiche il più possibile aggiornate, pratica clinica, esperienza, linee guida e mai perfetto sapere. “Ars longa, vita brevis, experimentum pericolosum, iudicium difficile”.

Questo antico aforisma rende ben ragione ancora oggi di quanto pieno di insidie possa essere l’agire umano in questo campo. E tuttavia il medico rimane la figura che, col suo bagaglio di incertezze, il suo mai perfetto sapere, si prende cura non solo della malattia ma anche delle fragilità umane, che spesso la malattia si porta dietro, in qualche caso la precede o ne è diretta conseguenza.

Così inquadrata, l’attività del medico presuppone accanto un costante aggiornamento, una predisposizione all’ascolto del malato che, specie in tempi recenti, è stata sacrificata dalla scure dei tempi e della necessità di smaltimento delle liste di attesa. Con questo alibi, spesso, le aziende hanno indotto i medici a contingentare sempre di più lo spazio e il tempo dedicato alla visita.

Ci sono realtà in cui il tempo massimo per una visita sono 20 minuti: tenendo conto che una persona anziana, ossia la maggioranza dell’utenza, ne impiega circa 10 per spogliarsi e rivestirsi, vuol dire che i restanti 10 dovrebbero servire per fare un minimo di anamnesi del paziente, capire eventuali con morbilità, indagare la problematica, visitare il paziente e fargli la diagnostica strumentale prevista per quella visita, predisporre una terapia, richiedere degli esami specialistici ulteriori e, ove vi fosse necessità, stirare anche piani terapeutici specifici.

Tutto questo, ribadiamo, in 10 minuti effettivi. In una visione siffatta, l’attività del medico diviene parte di una catena di montaggio in cui l’obiettivo prioritario è fare i numeri. I pazienti che possono, cercano poi nel privato le risposte che il pubblico non è più disposto a dare. Coloro che non possono sì barcamenano in una dimensione in cui sono visti come anelli funzionali ad una catena che deve muoversi con quei tempi indipendentemente dalle loro necessità effettive.

A livello centrale poi, l’Italia è uno dei Paesi che spende meno per la sanità in rapporto al Pil, appena il 6%, nettamente al di sotto degli altri paesi europei dove la media si attesta attorno al 9%. Se a tutto questo si aggiunge l’esodo costante dal pubblico da parte del personale medico, sempre meno attirato da un sistema che chiede sempre di più e che livella le gratificazioni verso il basso, il quadro che ne esce ci pare abbastanza inquietante.

In una prospettiva di breve-medio periodo, questo quadro rischia di tradursi in un’incapacità del sistema di far fronte alle richieste di una popolazione che invecchia sempre di più e che ha sempre più bisogno di assistenza.

Restiamo convinti che  la cura e la prevenzione di molte malattie debbano necessariamente passare attraverso un’attenta analisi del singolo paziente, dei suoi bisogni, delle sue esigenze, della sua necessità di essere ascoltato e tranquillizzato nelle sue ansie, alcune magari reali, altre meno ma in ogni caso tutte degne di attenzione.

Vedere la gestione dell’attività medica in termini di catena di montaggio è un errore tremendo. Sostituire il paziente, con la sua umanità e fragilità, con un prodotto, o peggio un numero, svilisce l’attività stessa del medico privandola di quella componente umana e al tempo stesso mortifica il paziente, la cui mercificazione rischia di trascurare quella componente umana che è utile quanto la cura farmacologica.

Capiamo benissimo che stiamo parlando di problematiche che in alcune realtà, come quella di Acri, appaiono un lusso visto lo stato in cui è stata ridotta l’offerta di salute e di assistenza. E tuttavia non vi è che una strada, quella del potenziamento dell’offerta e della necessità di vedere il paziente nella sua complessità, umanità e fragilità. Tutto questo cozza fortemente con una mentalità imprenditoriale in cui i numeri la fanno da padrone.

Massimo Conocchia

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