Il fascismo attraverso gli occhi di mia madre: una storia di sofferenza e speranza

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Il 25 aprile è una data che evoca molteplici emozioni in ognuno di noi, una giornata di celebrazione della libertà e della resistenza contro l’oppressione. Ma per me, questa festività va ben oltre la mera commemorazione storica; è un momento dedicato alla memoria di mia madre, Nunziata, e alla sua straordinaria forza di spirito in un’epoca segnata dall’oscurità del fascismo.

Nunziata è nata il 9 novembre 1928, in un periodo in cui il fascismo si stava insinuando sempre più profondamente nella vita quotidiana degli italiani. La sua infanzia è stata un mosaico di privazioni e costrizioni inumane, un racconto doloroso che ancora risuona vivido nella mia mente.

Le sue parole trasportano il ricordo di una bambina che camminava nella neve, i piedi avvolti in “zaricchie”, sandali fatti con la cotica di maiale essiccata. Una testimonianza tangibile della miseria e della mancanza di risorse caratteristiche della vita di tante famiglie durante il regime fascista.

Ma è il racconto della sua famiglia che rischia la galera per poter macinare il grano e procurarsi la farina necessaria a sfamarsi, che mi fa rabbrividire. In un’epoca in cui il proprio grano era destinato all’esercito, i miei nonni, piccoli massari con piccoli appezzamenti di terreno, sfidando il divieto notturno, dirigendosi verso un piccolo molino sperduto, rischiando la prigione per garantire il pane quotidiano alla loro famiglia. E il mugnaio, mosso dalla compassione umana, consentiva la macinazione abusiva, sapendo quanto fosse alto il prezzo della fame e della disperazione.

La storia di mia madre è segnata anche dal desiderio semplice, ma profondo, di un pezzo di pane bianco. Una delizia che oggi diamo per scontata, ma che per lei rappresentava un lusso inaccessibile durante quei giorni bui. In cambio, le era concesso mangiare solo il pane nero, il “castagnaccio”, fatto con farina ricavata dalle castagne, un pallido sostituto della vera nutrizione.

La voce di mia madre si spegne il 2 luglio 2021, ma il suo messaggio di speranza e resilienza vive attraverso di me. Vorrei che nessun bambino o adulto dovesse mai affrontare le stesse privazioni e sofferenze che lei ha conosciuto. Eppure, mentre riflettiamo sul passato, non possiamo ignorare le atrocità che ancora affliggono il mondo oggi.

La guerra in Ucraina e la strage a Gaza sono dolorosi promemoria delle brutture che gli esseri umani possono infliggere l’uno all’altro. Ma il 25 aprile ci ricorda che, nonostante le tenebre del passato e del presente, c’è sempre speranza nella resistenza e nella lotta per la libertà e la giustizia.

Oggi celebriamo il 25 aprile, non solo come una festa per tutti, ma come un impegno solenne a non dimenticare mai il passato e a combattere per un futuro in cui la pace e la dignità umana possano prevalere su ogni forma di oppressione e violenza.

Per mia madre, per Nunziata, e per tutte le vittime del fascismo e delle ingiustizie nel mondo, continueremo a lottare affinché le loro memorie siano onorate attraverso il nostro impegno per un mondo migliore.

Carlo Franzisi

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