Contestazioni

Il liceo Righi di Roma, sito in uno dei quartieri “bene” della città, è intitolato ad Augusto Righi, il fisico che studiò le proprietà elettromagnetiche e al suo incontro con Guglielmo Marconi si deve la nascita della telegrafia. È uno dei licei più rinomati della città, è frequentato da studenti di classe sociale agiata, è un liceo attivo, anche sui temi sociali, un collettivo politico anima la vita della scuola, gli studenti del Righi hanno la fama di essere colti e capaci.

Uno di loro, martedì 19 marzo, un ragazzo di 17 anni, IV anno, in una visita al Senato della Repubblica con la sua scuola, mima con le mani il gesto dell’impugnare un’arma rivolgendola verso la presidente del Consiglio. Beccato dalle telecamere viene identificato e punito. Un gesto goliardico avrebbe detto qualcuno (se però il braccio fosse stato alzato verso l’alto) un gesto che lascia pensare agli anni bui del terrorismo, hanno detto altri. Allora, diciamo qualcosa sul gesto. Il ragazzetto in questione, certamente un “cretinetti”, come lo ha definito una brava giornalista in una testata nazionale, ha chiesto scusa ma rivendica la sua critica al governo, ha avuto una giusta e pesante punizione disciplinare dalla scuola e l’insegnante che accompagnava la classe al Senato non deve aver passato una bella giornata. Gli studenti del Righi sono colti e capaci ma qualcuno di loro è anche “cretinetti”, a volte.

In occasioni recenti altri hanno alzato la voce. In questo caso si tratta di adulti e senatori della maggioranza di governo. Hanno contestato dagli scranni del Senato contri altri giovani, quei liceali che a Pisa hanno manifestato (bastonati) contro la guerra a Gaza, definendoli con appellativi e richiami agli anni di piombo, in effetti, a dirla tutta, secondo questi senatori sarebbero stati proprio i giovani liceali ad attaccare la polizia.

A Roma, all’Università Sapienza, alcuni giorni addietro un gruppo di studentesse, che si definiscono trans-femministe e anti-speciste, hanno chiesto uno spazio “non misto” per parlare, discutere di genere, violenza, stereotipi, uno spazio in cui dialogare e formarsi insieme, vogliono farlo sa sole, senza uomini, senza paternalismo e pregiudizi. Non so se avranno uno spazio, ma hanno potuto contestare affermando la loro differenza e fatto sentire la loro voce, e ancora la faranno sentire.

Le azioni, individuali e collettive, non sono prive di conseguenze. Il giovane “cretinetti” forse sarà costretto a imparare qualcosa sul “bon ton” nelle istituzioni, chissà, magari si porrà domande nuove nel suo futuro. Le giovani donne che chiedono spazio impareranno tra loro a stare in un mondo molto complicato per le donne. Gli adulti senatori della maggioranza di governo non impareranno nulla, perché pensano già di sapere esattamente come stanno le cose.

Quelli che ne escono peggio sono sempre certi adulti, spesso maschi, che alzano la voce pensando di sapere già come vanno le cose. Per fortuna le cose sono sempre più complicate e interessanti di come loro le disegnano.

Assunta Viteritti

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