Il carattere, la generosità e l’umanità. Fai buon viaggio, professore Montalto

I rapporti che legano la mia famiglia a quella di Pasquale Montalto mi hanno permesso di apprendere nella immediatezza la notizia della sua morte.

E’ stato un pugno in pieno volto, di quelli che ti mandano al tappeto, che ti lasciano stordito per un tempo sospeso e indefinito, che ti fanno sperare di essere in piena fase onirica. La consapevolezza che è tutto vero ti rimanda al tappeto dopo esserti ripreso.

Da figlio unico, con un papà scomparso troppo presto, il professore Montalto aveva fatalmente ricucito il cordone ombelicale che lo legava a sua mamma. Ha vissuto in simbiosi con lei fino a meno di una settimana fa, quando ha chiuso gli occhi.

A essere fatalisti o a voler attribuire significati profondi e arbitrari a quanto avviene sotto il cielo degli umani, si potrebbe azzardare un legame che vada oltre la fisica e la biologia, ma a Pasquale Montalto farei un torto.

Per come l’ho conosciuto io, e penso di averlo conosciuto oltre la superficie, era una persona di carattere. Che equivale a dire, nove volte su dieci, di pessimo carattere.

Se ci si riferisce a una persona non amorfa, che non abbassa il capo e che dice sì solo quando è convinta di farlo, allora aveva un pessimo carattere. Se è per temperamento deciso, che ha ben chiari obiettivi e percorsi da fare, l’aggettivo va tolto. E’ il carattere di chi tira fuori le palle quando la situazione lo impone.

Che questo fosse un suo tratto peculiare, non ci piove e sarebbe quasi tautologico se lo si riducesse a un solo aspetto. Il vestito ruvido di un tweed inglese d’annata in realtà copriva una maglia interna in morbido cotone. Aveva degli straordinari slanci di insospettate dolcezza e umanità, che spiazzavano quanti non lo conoscessero e che rendevano questi momenti tutt’altro che banali.

Non so se è stata una mia sensazione, ma a me è parso che nel corso del tempo questo lato del suo carattere si fosse impossessato di uno spazio via via maggiore. L’ho interpretato come una sorta di naturale sentiero lungo cui l’incedere dell’età ci conduce.

Sono stazioni della vita che smussano gli spigoli delle nostre manifestazioni e percezioni.

Acri è grata al professore Montalto per aver portato da noi la grande danza, per la bella avventura dei Giochi della gioventù, per essere stato un cantore del benessere fisico e un fustigatore degli eccessi alimentari e per tanti altri validi motivi.

Se l’indice di misurazione della grandezza di un uomo è la traccia che lascia dopo il suo passaggio, sono grato al destino di avermelo fatto incontrare.

Alla dottoressa Minisci, a Emilio, a Maria Francesca, a Claudia e al piccolo Edoardo giunga l’abbraccio e il cordoglio mio e della redazione di Acrinews.it. Fai buon viaggio, prof..

Piero Cirino

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