Il mio ricordo di Vincenzo Rizzuto

Ho appreso leggendo  su “Acrinews” la triste notizia della scomparsa del professore Vincenzo Rizzuto. Ne fa un ritratto molto bello l’amico comune Massimo Conocchia definendolo con queste parole “ intellettuale rigoroso ed onesto”. Condivido e riconosco  al Professore  queste qualità che sono la cornice di un quadro dentro cui si delinea la vita di un uomo dotto, sensibile, impegnato nel sociale, assestandosi sempre nella difesa dei meno fortunati, dei poveri, e strenuo difensore dell’ambiente.

E’ doveroso da parte mia ricordarlo sin dai primi incontri nella bottega del padre armiere. Vi capitavo per la sostituzione del perno della trottola “u cirillu” in quella stagione di questo gioco, partecipato e coinvolgente. Io andavo a bottega dal sarto Mastro Luigi. Ricordo le sue galoppate verso il Castello per la ricarica dell’orologio nella Torre. Per appagare la mia curiosità gli chiedevo di poter entrare e salire su una scala in legno, allora poco sicura, per poter tirare su i pesi e ridare la carica al meccanismo. 

Negli anni del ginnasio lo ritrovai nella sede del Municipio a pian terreno che faceva il bibliotecario, luogo della prima biblioteca ad Acri. Scoprii così la possibilità di prelevare con il prestito i libri da leggere. “Cenzino”, così lo chiamavo amichevolmente, mi consigliava  quelli da leggere. Ne ricordo  qualcuno in particolare:  La poesia  russa del novecento, Lavorare stanca e altro di Pavese e tanti autori contemporanei che stimolarono la mia voglia di conoscenza  per aiutarmi nella formazione  di quella base culturale che nel tempo  costituisce la mia predisposizione alla scrittura.

Lui era un autodidatta e topo di biblioteca. Iscritto a Storia e Filosofia a Bari. Studiava  e da pendolare dell’esame si laureò per intraprendere la strada dell’insegnamento prima e di preside successivamente. Anche  io, intanto, studiavo a Perugia, ma al rientro in estate o nelle feste natalizie lo rincontravo.  Di notte nelle lunghe passeggiate insieme  ai fratelli Faragasso, Peppe Arena, Cugliari e Armando non ci si stancava di sentirli parlare di tutto e di più, passeggiando da una parte all’altra del paese. I filosofi della notte, li chiamavo, e mi sentivo privilegiato quando mi accodavo a loro  insieme a qualche altro amico.

L’impegno politico di Rizzuto è stato sempre coerente e critico allo stesso tempo. Ricordo quella volta che non si voleva far parlare in Piazza dei frutti un missinoin un comizio. Ha educato generazioni ed ha sempre avuto il rispetto per gli altri. Gli si può riconoscergli  anche una propria religiosità naturale e forse anche il bisogno di credere in quello che la religione non può garantirti. Rizzuto esordì nella narrativa nel  1999 con la prosa Concerto d’amore per un quartiere, seguirono poi Suoni e disarmonie lungo il fiume; Popoli e storia in Calabria citeriore, L’eredità e altri racconti; L’avventura di Tommaso Campanella tra vecchio e nuovo mondo.

Opere tutte che raccontano dell’amore di “Cenzino” per la nostra terra, per il paese, per un quartiere. Sarebbe bello proporre nelle scuole di Acri, da parte degli insegnanti, qualche lettura dei testi di Rizzuto. Egli è stato ed è  uomo di questi tempi, tanto difficili e difficoltosi per tutti, pieni di ansia e di  incertezza per il futuro. Perchè duri la memoria,allora, bisogna riappropriarsi del passato e ritrovare le nostre radici, riconoscere i sacrifici duri di quanti hanno reso possibile a noi la condizione di un vivere civile ed averci stimolati per darci tutta questa “voglia di emergere”. Grazie Cenzino, questa volta non avrò le tue considerazione sulla mia recente antologia multilingue Suoni diversi. Peccato. Mi mancherai e mancherai anche ad Acri dove  quasi ogni sabato ti si incontrava  a spasso all’Annunziata.

Francesco Curto

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