Saper scrivere

È stato condotto uno studio, coordinato da Nicola Grandi, capo del dipartimento di filologia classica e italianistica dell’Università Alma Mater di Bologna, che solleva curiosità e qualche preoccupazione riguardo le competenze linguistiche degli studenti universitari italiani. Lo scopo del progetto è quello di tracciare un quadro dell’italiano scritto, formale e informale, degli studenti e delle studentesse universitarie. L’obiettivo è di condurre un’analisi scientifica per elaborare proposte di intervento didattico finalizzate a rafforzare le competenze di scrittura.

Il progetto di ricerca è il primo tentativo di studiare la lingua degli studenti e delle studentesse universitari in modo interdisciplinare (sociolinguistica, sociologica e didattica). Cosa ci si aspetta di trovare nella produzione linguistica di uno studente universitario e cosa concretamente si trova? Quali strategie didattiche per un’efficace educazione linguistica degli studenti universitari? Dal lavoro di ricerca emerge che lo stato di salute dell’italiano nelle generazioni più giovani e, in particolare, negli studenti universitari, è incerto e merita di essere messo sotto osservazione. Il progetto ha analizzato la produzione scritta, formale e informale, di un campione rappresentativo di 3000 di studenti di diverse sedi universitarie.

I risultati rivelano una certa omogeneità nelle capacità espressive  – influenzata dall’uso nei social che richiede una scrittura informale scritta impoverita, veloce e non strutturata secondo le regole linguistiche -. Emergono difficoltà nello sviluppare contenuti scritti complessi. Il 50% degli errori pare riguardare la punteggiatura che evidenzia una carenza nella capacità di utilizzare la lingua in modo articolato. L’autore della ricerca sottolinea l’influenza delle nuove tecnologie nell’impoverimento linguistico. L’uso di chat e social media porta ad uno uso frammentato superficiale del linguaggio scritto, in contrasto con la scrittura formale, riflessiva e strutturata che dovrebbe formarsi a scuola. Si crea una situazione paradossale: oggi gli studenti scrivono di più, ma in modo meno efficace.

Le nuove tecnologie giocano un ruolo importante poiché gli studenti usano canali di trasmissione scritta fino a pochi decenni fa ignoti: chat, sms, forum. Si tratta di strumenti comunicativi che creano una distanza tra l’italiano parlato e quello scritto. Tratti del linguaggio parlato e informale entrano nel linguaggio scritto che diventa frammentario, sporco e veloce. Gli studenti dell’area umanistica e quelli che leggono di più, era facile da immaginare, hanno migliori competenze di scrittura ed emerge una forte correlazione tra la padronanza dell’italiano e le condizioni socio-economiche di partenza. Emerge un divario di genere a favore delle ragazze che commettono meno errori rispetto ai loro colleghi maschi.

Le aule si sono popolate di generazioni che fino a qualche decennio addietro non erano di casa nell’Università. La democratizzazione degli accessi universitari comporta qualche prezzo, popolano le aule studenti che hanno genitori poco istruiti e case con pochi libri (spesso i primi laureati in famiglia) parlano e scrivono con meno pudore rispetto alle regole formali. Cercano intanto un posto nel mondo, la bella scrittura viene dopo. 

Assunta Viteritti

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