Non credere al sogno!
Il popolo dice: ‘Un cridar’ a sùonnu! (Non credere che il sogno si verifichi; che quanto speri si realizzi!), ma è vera l’affermazione? Ognuno può esprimere il suo pensiero a piacimento. Noi ci asteniamo, perché cediamo a persona autorevolissima, Cicerone.
È costui degno di fede? Per quanto s’insegna a scuola la risposta non può essere che affermativa.
Sentite cosa riporta nel suo De divinatione.
Due Arcadi, viaggiando insieme, raggiunsero Arcade, città situata tra Atene e Corinto. Uno alloggiò in casa di un amico, l’altro in un’osteria.
Quello che alloggiò in casa dell’amico, andato a dormire, gli apparve in sogno l’amico, che lo pregava di venirgli in aiuto, perché l’oste voleva ucciderlo. Il sogno era così veritiero che dallo spavento si svegliò. Dato che non bisogna dar retta ai sogni pensò bene di riaddormentarsi. Sognò nuovamente il compagno di viaggio, che gli disse: – Se non mi hai voluto soccorrere, non lasciare almeno che la mia morte resti impunita …-. E gli dice che l’oste aveva nascosto il suo corpo in un carro, sotto un mucchio di letame. La mattina, perciò, avrebbe dovuto trovarsi alle porte della città, prima che il carro ne uscisse fuori.
L’uomo del sogno, atterrito da quanto gli era accaduto, la mattina, di buon’ora, si trovò alla porta della città. Vide il carro. Lo fermò. Domandò al carrettiere cosa vi fosse sotto il letame. Il carrettiere se la diede a gambe. Sotto il letame si trovò il cadavere e l’oste fu arrestato e punito.
Non credere a sogno?
Cicerone l’ha raccontata così. Era realmente successo quanto il noto avvocato riporta?
Ognuno dica la sua, noi abbiamo solo riportato il racconto d’uno che dovrebbe essere degno di fede.
STREGHE NON STREGHE
Nel mondo del magico si parlò molto di streghe ovvero di donne accusate come tali e mandate al rogo e di sedicenti streghe.
Paolo Minucci, magistrato fiorentino, vissuto dal 1606 al 1695, era di quella schiera di giudici che non credevano alle cosiddette maghe o streghe.
Una donna accusata come maga gli viene portata davanti, per essere giudicata. Interrogata rispose di esserlo e sostenne che quella stessa notte avrebbe partecipato al sabba, se le fosse stato consentito di tornare a casa, per sottoporsi a una magica unzione.
Il giudice acconsentì. Scortata si recò a casa dove si frizionò il corpo con puzzolenti preparati. Si coricò sul letto e subito si addormentò. Fu legata al letto. Si cercò di destarla con punture, bruciature ma tutto fu inutile la presunta strega non si destò.
Il giorno successivo fu svegliata faticosamente. Interrogata sostenne d’aver partecipato al sabba. Raccontò di quanto accaduto, frammischiando nel racconto sensazioni dolorose, che aveva subito di fatto. Il saggio Minucci fece liberare la donna, perché non strega, ma vittima di allucinogeni. La salvò, così dai rigori dell’Inquisizione.
Giuseppe Abbruzzo
Gentile Prof. Abbruzzo seguo con interesse la rubrica da Lei tenuta. Vorrei porLe una domanda circa l’esistenza di uno scritto riguardante una disputa tra San Giorgio e San Giacomo tra chi dei due doveva andare a Là Mucone. Ne avevo sentito parlare tempo fa e conosco l’incipit, ma non conosco la fonte.
Saluti,
Natale Ferraro