Libertà: valore mai scontato e spesso solo teorico
Formalmente ogni individuo è libero, così come libera è l’espressione del pensiero e della parola. L’avverbio iniziale non sembri casuale perché, nella realtà, l’espressione del pensiero e della parola nel nostro Paese è fortemente condizionata da una serie di variabili, che minano alla base il principio di libertà prima espresso.
Il diritto alla libertà individuale è sancito dall’art. 1 della Dichiarazione universale dei diritti umani e riconosciuto da tutti i paesi democratici nelle loro Costituzioni. Tuttavia, se nella forma è garantito, nella sostanza è aggredito e non riconosciuto. Non potendo essere aggredito direttamente il principio della libertà individuale, si mettono spesso in atto una serie di meccanismi subdoli per limitarne le modalità di espressione. In pratica, se de iure questo diritto risulta inviolabile, de facto, vengono spesso a mancare tutte quelle condizioni sociali, civili e soprattutto economiche perché esso si estrinsechi appieno.
Facciamo qualche esempio pratico, cominciando dal diritto al voto, la cui espressione dovrebbe essere “libera e non coatta”. Proviamo ora a immaginare quanti condizionamenti, specie alle nostre latitudini, finiscono per limitare fortemente la libera espressione di questo diritto fondamentale.
Se un cittadino non è autonomo economicamente ma la sua sussistenza è legata a un datore di lavoro che gli impone chi votare, il cittadino sa che, se vuole preservarsi il posto, deve piegarsi a questa richiesta. Se un politico millanta promesse di posti di lavoro, chi è disoccupato finisce per aggrapparsi a queste promesse e, di fatto, non è libero nella sua espressione.
Ci sono, tuttavia, tanti altri modi attraverso cui si estrinseca la limitazione delle libertà individuali e con esse del libero pensiero. Attraverso una stampa compiacente verso il potere o i poteri, a esempio.
Provate a leggere i principali quotidiani nazionali in queste settimane: quasi tutti sono pieni di articoli che esprimono, giustamente, orrore per la strage compiuta da Hamas ai danni ci cittadini ebrei inermi ma veramente pochi esprimono con lo stesso vigore lo sdegno per come la reazione del governo israeliano si stia estrinsecando prevalentemente verso i cittadini inermi e persino verso gli ospedali di Gaza. Due pesi e due misure, insomma.
Nessuno che avesse solo lontanamente ricordato la strage di Sabra e Shatila del settembre del 1982, compiuta con la complicità dell’esercito israeliano, che massacrò svariate migliaia di palestinesi e shiiti libanesi.
In buon a sostanza la libertà di espressione e, in molti casi, persino le verità storiche vengono filtrate o sottaciute a seconda di chi gestisce le testate. Tutto questo per dire che, se formalmente siamo liberi, la transitività pratica della nostra libertà è condizionata da una serie di variabili, obblighi e interessi che finisco per sacrificare sull’altare della “realpolitik” la nostra libertà di espressione.
Prendere coscienza del baratro che spesso separa la libertà de iure da quella de facto è il primo passo per creare le condizioni per un mondo di esseri liberi, forse utopistico ma a cui l’uomo deve necessariamente ambire come esigenza primaria della sua essenza.
Massimo Conocchia