Il cimitero come custode della nostra memoria individuale e collettiva

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Il cimitero non è solo il luogo dove custodire i resti e la memoria dei nostri cari; è tanto di più. È il luogo della nostra storia, della nostra memoria collettiva, dove serbare il ricordo non solo delle persone che ci appartengono ma di tutti coloro che hanno segnato un’epoca.

Tra questi, ci sono ovviamente personaggi di vario spessore e levatura ma tutti egualmente importanti per il contributo che ciascuno ha dato nel mantenere la memoria collettiva di un popolo. Una comunità senza memoria è una comunità senza storia e senza radici. Il modo in cui teniamo i nostri cimiteri è diretta espressione del nostro attaccamento al passato e alle radici. È per questo che nella maggior parte delle città importanti, da Roma a Milano, a Parigi a Londra e in tanti altri luoghi, esistono cimiteri monumentali dove ogni anno si effettuano delle passeggiate alla riscoperta della memoria collettiva.

D’altra parte, nei secoli, da Foscolo in poi – da quando cioè sono nati i cimiteri come luogo deputato per legge alla sepoltura dei defunti – esiste tutta una letteratura che valorizza l’importanza di costruire la memoria individuale e collettiva. Se Foscolo scriveva: “ sol chi non lascia eredità d’affetti, poca gioia ha dell’urna…”, Cesare Pavese chiosava: “l’uomo mortale, non ha è che questo  di immortale: il ricordo che porta e il ricordo che lascia”. E ancora, Margaret Mazzantini ha scritto: “io non so dove vadano le persone quando lasciano questo mondo, so però dove restano”.

Tutta una letteratura, insomma, che tende a valorizzare l’importanza di un luogo deputato a custodire i nostri ricordi ma anche la nostra storia collettiva. Da qui discende l’importanza di preservare questi luoghi rendendoli idonei a percorsi opportunamente valorizzati, tali da permettere al visitatore non solo il doveroso omaggio individuale ma anche di comprendere il percorso storico dell’ultimo secolo. Il cimitero urbano di Acri è nato alla fine dell’ottocento e uno dei primi ad esservi sepolto è stato Vincenzo Padula, del quale non si riesce a ritrovare la tomba, probabilmente perché qualcuno dei suoi nemici, qualche tempo dopo la sua scomparsa, ha fatto in modo di distruggerla per evitare che se ne serbasse il ricordo. Ebbene, la creazione di percorsi organizzati per epoche sarebbe un primo passo per creare dei paesaggi deputati alla riscoperta della memoria; ad esempio: primo ventennio, periodo fascista, dopo guerra, anni 60 – 80 del Novecento, ultimo ventennio del ‘900, primo quarto del XXI secolo.

Tutto questo permetterebbe di riscoprire, attraverso il ricordo e la riscoperta delle sepolture, tanta parte della nostra storia. Siamo ben consci che questi percorsi non saranno ovviamente omogenei, per via del turn-over delle tumulazione nelle varie epoche, specie nelle tombe di famiglia. Tuttavia, soprattutto le cappelle gentilizie, ma anche le singole tombe, permetterebbero di riscoprire una buona parte della nostra storia. La nostra non vuole essere una proposta, semplicemente un’idea su cui chi volesse potrebbe col tempo lavorare, al fine di contribuire al recupero non solo dei nostri affetti ma anche delle nostre radici e del percorso esistenziale di un intero popolo.

Massimo Conocchia

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2 risposte

  1. vincenzo rizzuto ha detto:

    Caro Massimo,
    di Padula in realtà hanno cancellato le tracce di tutta la sua famiglia, del padre, della madre, del fratello
    Giacomino assassinato, dell’altro fratello; insomma i maggiorenti di turno hanno fatto piazza pulita e anche per questo la Fondazione insieme al Comune dovrebbe almeno acquisire a Cappuccini almeno la casa dove è nato. Un invito fatto tante volte anche in tempi recenti. In fondo per acquisire il piccolo immobile basterebbero due soldi! Un caro abbraccio

  2. Massimo Conocchia ha detto:

    Professore carissimo, concordo pienamente con lei. Per quanto riguarda i genitori e il fratello, non esistendo ancora il cimitero possiamo dedurre che li abbiano sepolto in qualche chiesa, ma non è dato sapere. L’ipotesi più probabile è quella che avanza lei, del tentativo di oblio forzato di un uomo di una famiglia che davano evidentemente fastidio. Sulla casa natale concordo. Il Comune si è preoccupato, avvalendosi dell’aiuto di mio suocero, di apporre una targa davanti alla casa. Opera meritoria sarebbe certamente quella di acquisirla. Un caro saluto .

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