Lettera di un “boomer” alle nuove generazioni
Carissimi ragazzi,
Vi scrivo per sottoporre alla vostra attenzione alcune riflessioni quanto mai importanti. Tra non molto vi troverete di fronte alle sfide che la vita vi pone, a cominciare dalla ricerca di un lavoro. Oggi è profondamente cambiato l’approccio al mondo del lavoro. La vera sfida non è solo il lavoro ma che tipo di lavoro e in che contesto si svolge.
Chi vi parla è un boomer, come con una punta di cattiveria ci etichettate. I nostri padri hanno fatto parte di una generazione che ha avuto, in generale, meno difficoltà dei figli a trovare lavoro, per avere vissuto e operato in un contesto di benessere socio-economico, quello a cavallo tra la seconda metà degli anni 50 e la prima degli anni 60.
oi boomers ci siamo trovati a vivere in un contesto totalmente diverso, sia per la peggiore congiuntura socio-economica (quella della fine degli anni Ottanta, per intenderci), sia perché era sostanzialmente cambiato l’approccio al mondo del lavoro, cominciava l’era dell’informatizzazione, si affacciavano altri tipi di lavoro ma resisteva, sostanzialmente, l’apparato strutturale che aveva retto nei decenni precedenti.
Le generazioni successive hanno ereditato un modo del lavoro profondamente cambiato e, in particolar modo le ultime generazioni, se da una parte, in alcuni settori, vi trovate ad affrontare minori difficoltà d’ingresso, dall’altra le richieste sono sostanzialmente cambiate, si va verso un lavoro sempre più diversificato, così come più diversificate sono le esigenze e le richieste.
Quando noi ci siamo approcciati al mondo del lavoro, era ancora forte l’appeal del posto fisso e del pubblico, considerato un punto di arrivo. Oggi assistiamo, in vari settori, a un esodo dal posto fisso e dal pubblico. Basta guardare a cosa sta succedendo in alcuni settori come la sanità pubblica. I dati cominciano ad essere allarmanti: nel 2022 oltre due milioni di persone in Italia hanno dato le dimissioni e si stima che, entro la fine del 2023, il fenomeno interesserà il 33% dei lavoratori dipendenti.
Le cause del fenomeno sono molteplici: turni di lavoro massacranti; mancanza di prospettive e di sviluppo delle competenze; scarso equilibrio vita/lavoro; eccessiva gerarchia e burocrazia ridondante; scarso appagamento; basse retribuzioni.
La vera sfida oggi è globale e consiste nella capacità del pubblico di avere maggiori attrattive attraverso il riconoscimento del merito e la gratificazione di chi più vale, diversamente l’esodo sarà irreversibile con immaginabili danni e conseguenze. Pensiamo a cosa succederebbe se settori cruciali come la sanità, la scuola, la pubblica amministrazione, progressivamente, si svuotassero.
Noi boomers, se da una parte avevamo maggiori difficoltà di ingresso al mondo del lavoro, dall’altra potevamo contare sul fatto di essere in tanti e questo, di per sé, era una garanzia di tenuta del sistema. Oggi, chi si affaccia al mondo del lavoro sa di essere numericamente inferiore rispetto ai loro padri e dovrà mantenere un sistema sociale e di welfare inevitabilmente più grande.
Chi scrive accetta di essere chiamato dispregiativamente boomer da parte dei giovani, a condizione, però che voi, millennials e generazione Z, vi dimostriate all’altezza delle sfide che vi attendono, dimostrando almeno pari capacità e inventiva.
Solo un esempio: l’oggetto divenuto fedele compagno delle vostre vite e dal quale non riuscite a separarvi, lo smartphone, è stato inventato e perfezionato dai boomers. Sarete voi giovani capaci di fare altrettanto? E’ su questo terreno che si misurerà la vera sfida, oltre che sulla maggiore duttilità nella capacità di reinventarsi, specie di fronte al probabile, temuto, crollo del pubblico e del mito del posto fisso.
La via la indica la nostra Costituzione che, all.art. 34, riconosce diritto allo studio e alla formazione ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi. Tutto tranne che politicamente corretto il contenuto dell’articolo 34 ma è la strada da seguire, garantire mezzi e sostegno a chi merita, partendo dal presupposto che le competenze e le capacità non sono uniformi. Auguri ragazzi!
Massimo Conocchia