Voto in condotta

Settembre è il mese dei ripensamenti sugli anni e sulle età”diceva Francesco Guccini in un suo pezzo degli inizi degli anni Ottanta. Agli inizi del mese il Ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara rimette al centro della vita scolastica il valore“supremo” del voto in condotta. Sarà espresso in decimi e avrà un peso per l’ammissione all’esame di maturità. Con il 5 in condotta e a fronte di gravi comportamenti e violazioni del Regolamento di Istituto potrà esserci la bocciatura. Con 6 in condotta ci sarà undebito scolastico che potrà essere recuperato a settembre con unesame di educazione civica e solo chi prenderà 9 o 10 in condotta avrà diritto al massimo dei crediti per la maturità.  La sospensione viene sostituita con attività scolastiche riparative e con la produzione di una tesina in cui si dovrà dimostrare di aver riflettuto su quanto accaduto o si dovranno svolgere attività di cittadinanza solidale presso associazioni e enti del territorio.“Con la riforma del voto di condotta e della sospensione riportiamo la cultura del rispetto nelle scuole, e rafforziamo la autorevolezza dei docenti, si tratta di una svolta molto attesa dalla società italiana”, così si è espressa la premier Meloni elogiando il suo ministro secondo il quale la riforma del voto in condotta responsabilizzerà finalmente i ragazzi e restituirà autorevolezza ai docenti. La riforma del voto in condotta è stata effettuata insieme alla riforma del codice della strada e alla nuova stretta sui migranti, un tris di regole di controllo sociale molto coerente ed efficace!  

La valutazione del comportamento studentesco torna in auge dopo 20 anni e gli studenti dell’ultimo anno delle superiori, oltre ad essere valutati sulle competenze acquisite, dovranno anche dimostrare un comportamento impeccabile per assicurarsi i crediti previsti per la maturità.

Per favorire la responsabilizzazione degli studenti e delle studentesse occorre piuttosto un forte impegno a promuovere pedagogie alternative e innovative piuttosto che la restaurazione diuna logica punitiva che dovrebbe essere estranea all’’istituzione scolastica. Si sceglie una risposta securitaria, semplicistica e immediata per problemi complessi che spesso derivano da disagio sociale, economico e culturale che necessiterebbe piuttosto dicreare spazi di dialogo e di confronto continuo con le famiglie e lecomunità territoriali. La scuola è uno spazio di apprendimento e non luogo di pena. 

Il voto in condotta era stato introdotto in un Regio Decreto del 1924 con la Riforma Gentile: “la promozione è conferita agli alunni che nello scrutinio finale abbiano ottenuto voti non inferiore a 6 decimi in ciascuna materia o complessivamente in ciascun gruppo di materie affini e otto decimi in condotta”. Con 6 in condotta si veniva bocciati, così è stato per oltre mezzo secolo. Nel 1977, anni caldi, le lotte studentesche avevano cambiato il volto della scuola, il voto di condotta per la scuola elementare e per la scuola media scompare per essere sostituito con una valutazione sul livello globale di maturazione di ciascun allievo. Rimane in vigore nella scuola secondaria di secondo grado dove sirichiede almeno otto decimi come voto di condotta per la promozione, regola che resta tale fino al 1994. Con l’autonomia scolastica del 1997, e a partire dal 2000-2001 il voto di condotta perde qualsiasi efficacia e non condizionerà più la promozione e/o l’ammissione agli esami. Ora non siamo proprio tornati al decreto regio del 1924, ma ci siamo molto vicini. 

Assunta Viteritti

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